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Open Arms, Enzo Moavero Milanesi: "La telefonata col ministro spagnolo" che cambia il quadro

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Il caso Open Arms si arricchisce di nuovi dettagli che non sono affatto secondari. Nel processo di Palermo dove è imputato il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, è il turno dell'ex ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi. Le sue parole inguaiano e non poco l'Ong mettendo a fuoco un tema importante: Open Arms ha rifiutato l'aiuto della Spagna (Paese di bandiera dell'imbarcazione): "Durante il periodo della vicenda Open Arms, tra la metà di agosto e il 20 agosto, ho avuto svariate telefonate con il ministro degli Esteri spagnolo. Venivano fatte dal ministro spagnolo per cercare di trovare una soluzione a una vicenda che aveva connotati drammatici", è la premessa.

Poi ha aggiunto: "Ero a conoscenza della disponibilità della Spagna ad accogliere (i migranti sulla Open Arms, ndr). Appresi i nomi degli altri Paesi disponibili a farlo dalla lettera aperta del presidente del Consiglio. I Paesi disponibili erano la Germania, la Francia, la Spagna, il Portogallo, la Romania e il Lussemburgo", ha aggiunto l’ex ministro degli Esteri, spiegando che "la disponibilità di principio e l’effettiva partenza di persone erano situazioni diverse, che uscivano comunque dalla competenza del mio ministero".

 

 

Ma non solo, Enzo Moavero Milanesi parla anche delle responsabilità dirette della presidenza del Consiglio, a quel tempo il premier era Giuseppe Conte: "Nell’agosto del 2019 il ruolo preponderante per la redistribuzione dei migranti è stato assunto dalla Presidenza del Consiglio, nel senso che come ministero degli Esteri eravamo a disposizione, ma i contatti con gli Stati per la redistribuzione delle persone a bordo delle navi erano presi dalla Presidenza del Consiglio. Nel caso specifico io non presi contatti diretti, evitavamo sovrapposizioni per non complicare il tipo di risultato".  E i pm Calogero Ferrara e Giorgia Righi, che rappresentano l’accusa nel processo Open Arms, hanno chiesto la possibilità di potere ascoltare come testimoni Josep Borrell, ex ministro degli esteri spagnolo e attuale Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, e l’ex cancelliera tedesca, Angela Merkel.

 

 

 

 

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