Libia e porti sicuri
Piantedosi zittisce sinistra e Ong: "Cassazione e migranti, nessuna lettura ideologica"
Meglio evitare interpretazioni politiche della sentenza della Cassazione sui porti sicuri in Libia. Il ministro degli Interni Matteo Piantedosi richiama "all'ordine" il fondatore di Mediterranea Luca Casarini e la sinistra pro-migranti che ha speculato per giorni su quelle parole.
"L’Italia non ha mai coordinato e mai consegnato in Libia migranti raccolti in operazioni di soccorso coordinate o direttamente effettuate dall’Italia - sottolinea il capo del Viminale -. Quella sentenza va letta bene, non va data alle sentenze una lettura di tipo politico o ideologico". A margine di un evento a Milano, Piantedosi sottolinea che si tratta di "una sentenza collocata temporalmente in un momento preciso in cui la Libia aveva determinate condizioni. Le collaborazioni con l’Ue erano finalizzate a portare la Libia a superare la situazione di quel momento. Tra gli elementi importanti di lettura della sentenza ci sono dei principi a cui il governo si è sempre attenuto nel regolamentare l’attività di rimpatrio. Chiunque interviene deve coordinarsi con le autorità competenti in materia, non ci può essere uno spontaneismo. L’importante è che ci sia coordinamento".
Il ministro è intervenuto anche sul tema dei Centri di permanenza per i rimpatri, "luoghi ovviamente di detenzione e di privazione della libertà previsti dalla legge dove si concentrano situazioni anche di comprensibile disperazione anche da parte di chi ci finisce dentro secondo quelle che però sono delle previsioni di legge. Molto spesso non sono nelle condizioni migliori perché proprio per l'opera di vandalizzazione che viene fatta dalle persone che sono dentro non consente sempre che siano nelle condizioni migliori".
Rispondendo anche gli h cheisto se non siano contesti disumani, Pianteodsi, a margine della sottoscrizione dell'accordo tra la Regione Lombardia, l'Agenzia Nazionale per l'amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e l'Anci Lombardia, risponde che "non è così, abbiamo sistemi di monitoraggio continuo. Se i Cpr non vengono devastati vengono mantenuti in condizioni più accettabili". "Non sono previsti per i richiedenti asilo. Se sono richiedenti asilo, finché la domanda è pendente, non è previsto che possano stare nei Cpr". Parole definite "gravissime" da Pierfrancesco Majorino, capogruppo in Consiglio regionale della Lombardia e responsabile per le politiche migratorie del Pd. "Quelle di Piantedosi sono parole gravissime che confermano il colpevole cinismo del governo. Il Cpr di via Corelli va chiuso e la struttura va riconvertita a uso sociale. Qualsiasi altro intervento rischia di peggiorare semplicemente le cose. Si vuole aspettare il compiersi di una tragedia?".