Fuori controllo
Migranti, il patto Ue manda in crisi sinistra e Ong: "Inchino alla destra fascista"
Nel migliore dei casi è un cortocircuito, nel peggiore una crisi di nervi. Il nuovo patto per la migrazione e l’asilo negoziato tra Parlamento e Consiglio Ue spiazza sinistra e Ong.
Lunedì scorso le organizzazioni per i diritti umani avevano messo le mani avanti, denunciando il pericolo di un nuovo «sistema mal concepito, costoso e crudele».
Così ieri, una volta conosciuto il contenuto dei cinque regolamenti Ue che ora dovranno essere ratificati dall’assemblea plenaria di Strasburgo e dagli Stati membri, le Ong sono partite all’attacco del patto. «Una pagina nera nella storia dell’Unione, rischia di dar vita a un sistema disumano, costoso e inefficace» (Refugees Welcome Italia); «limita l’accesso all’asilo e i diritti di chi cerca protezione» (Caritas Europa); è «la continuazione e l’intensificazione delle politiche di contenimento e deterrenza» (Medici senza frontiere); «un pericoloso smentellamento dei principi fondamentali per la salute umana, i diritti e le leggi sui rifugiati» (Oxfam Eu); causerà «maggiore sofferenza umana» (Amnesty International).
Parole che trovano larga condivisione nella sinistra radicale, quella maggiormente sensibile alle istanze delle Ong. Così non sorprende che in Italia Angelo Bonelli, uno dei leader di Alleanza Verdi e Sinistra, denunci addirittura il «trionfo» delle politiche xenofobe dell’estrema destra. Aumenteranno le sofferenze umane» e le nuove misure «metteranno anche a serio rischio l’integrità del sistema di asilo europeo». Gli stessi toni apocalittici li usa il “Gruppo della sinistra al Parlamento europeo”, ovvero The Left, che diffonde una nota in cui denuncia «la morte del diritto individuale di asilo», lo «smantellamento dei diritti umani in Europa. Il nuovo patto è un inchino agli estremisti di destra e ai fascisti d’Europa». Di più: «Un assegno in bianco per la sospensione di praticamente tutti i diritti delle persone in cerca di protezione», con il rischio che aumenti «la profilazione razziale».
Si dà il caso, però, che ai piani più alti questo accordo qualche problema lo provoca. Prendiamo Iraxte Garcìa Perez, presidente del gruppo dei socialisti e democratici al Parlamento Ue (lo stesso del nostro Pd), una delle forze che dovranno dire sì o no al patto. «Finalmente abbiamo un accordo. È stata una strada difficile, ma grazie ai socialisti e democratici siamo riusciti a raggiungere un’intesa che non si concentra solo sulla protezione delle frontiere, ma contiene anche solidarietà con i rifugiati e tra Stati membri e sostiene il diritto di asilo», scrive su X, l’ex Twitter. E un disco verde arriva pure dall’Unhcr, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati, che «accoglie con favore i progressi compiuti dai colegislatori verso il raggiungimento di un accordo politico sul patto Ue su migrazione e asilo. Il Patto rappresenta la migliore opportunità per riforme sostenibili e sensibili alla protezione in tutta l’Unione europea». «È un passo molto positivo. Ora alla sua attuazione!», esulta l’Alto commissario per i rifugiati, Filippo Grandi.
E qui si entra nel campo del cortocircuito, ovvero quello di Elly Schlein. La segretaria del Pd è stretta in una morsa: da una parte non deve perdere terreno alla sua sinistra, dall’altra non può sconfessare il suo gruppo di riferimento a Strasburgo, per il quale «è assolutamente falso che questo patto nega i valori Ue» (così Juan Fernando Lopez Aguila, presidente della commissione Libertà civili dell’Europarlamento). Così Elly prende tempo: «Vediamo molte più ombre che luci. Aspettiamo di vedere i testi. Si potrà scegliere di pagare per non accogliere, forse il governo non se n’è accorto».