Tutta la verità

Migranti in Albania, Rama: "Cosa ci darà in cambio l'Italia"

"Non ci saranno due centri di accoglienza in Albania. Il centro sarà solo uno, ci sarà poi un luogo di arrivo dove le persone saranno verificate in modo rispettoso e poi trasportate nel centro di accoglienza". E' il primo ministro albanese Edi Rama, in un'intervista a Rainews 24, a illustrare i dettagli del patto sui migranti siglato tra il governo di Tirana e la premier italiana Giorgia Meloni. Rama conferma i rapporti privilegiati con Roma e non nasconde la sorpresa (e l'amarezza) per le critiche piovute da sinistra, ricordando come il legame che unisce Italia e Albania venga da lontano e non sia solo una questione di feeling politico con l'attuale presidente del Consiglio. Chi strumentalizza l'accordo per tentare di colpire il governo, insomma, sbaglia e di grosso. 

I migranti, spiega Rama, saranno ospitati "in condizioni dignitose" e poi trasferiti all'unico centro previsto. Prima replica a chi, come Bonelli dei Verdi o Magi di +Europa, ha parlato di "deportazione" o addirittura "Guantanamo". In ogni caso, ha puntualizzato, nella stessa area Tirana ha ospitato in passato oltre 4.000 afghani e ora, con la rotazione prevista, si potranno ospitare circa 36mila persone nel periodo previsto dal protocollo. Dietro al patto con Meloni, "non c'è nessuna contropartita promesse dall'Italia", chiarisce il premier albanese, ma solo la volontà di "contraccambiare tutto il bene che ci ha fatto questo Paese dal 1989 in poi, quando noi eravamo con l'acqua alla gola, quando eravamo sull'orlo del precipizio ci hanno portato aiuti incredibili. Quando c'è stato il terremoto i Vigili del fuoco italiani hanno sacrificato per noi le loro vite. E' una sponda dello stesso mare, un Paese dove gli albanesi si sentono a casa loro, non solo quando si spostano per lavoro ma anche per turismo".

 

"L'entrata in Ue non si fa così, 'prendete 30.000 migranti e vi facciamo entrare in Ue', anche perché io non vedo la nostra come una soluzione magica per i migranti che arrivano in Italia", chiarisce Rama respingendo al mittente i sospetti. "Noi non siamo nell'Ue ma siamo un Paese europeo e non riusciamo a capire come mai, a fronte di guerre ovunque, non si riesca a fare un un dialogo normale per capire come risolviamo questa cosa". "Ci sono Stati europei che sono chiusi, che non vogliono persone di un altro colore o religione, che hanno accolto milioni di ucraini perché bianchi e cristiani, e altri, come la Svezia, che hanno accolto tutti e ora ha problemi di ordine pubblico - ha proseguito -. Bisogna trovare una via europea per trovare un modo di regolarizzare i flussi rispettando il diritto di tutti gli esseri umani a essere salvati respingendo i criminali. Sono questioni che non si possono risolvere facendo una guerra politica".  

 

A Bruxelles, i partiti di sinistra si preparano a dar battaglia contro il patto. Peccato che, rivela Rama, prima del Protocollo d'Intesa siglato con l'Italia "abbiamo avuto richieste anche da altri Paesi ma abbiamo rifiutato". "Siamo troppo piccoli per dire ai grandi cosa si deve fare", prosegue il premier. "Noi facciamo nel nostro piccolo quello che dobbiamo fare quando l'Italia ci chiede aiuto". 

Sulle questioni logistiche ed economiche, il primo dei 14 punti che compongono il testo integrale del protocollo pubblicato dal governo albanese riguarda le aree destinate alla realizzazione delle strutture per le procedure di ingresso e per la verifica delle condizioni di riconoscimento della protezione internazionale e per il rimpatrio dei migranti che non hanno diritto di ingresso e soggiorno nel territorio italiano. Si fa quindi riferimento a una mappa con l'identificazione delle aree, non ancora illustrata. Il secondo allegato è sulla "regolazione dei rimborsi da parte italiana a parte albanese": si prevede che entro 90 giorni dall'entrata in vigore dell'intesa Roma accrediti a Tirana "16,5 milioni di euro "per il primo anno di attuazione del protocollo". Nello stesso termine l'Italia dovrà costituire un fondo di garanzia presso una banca che opera in Albania.