A Palermo
Open arms, processo a Salvini: show in aula, cosa sta per succedere
Motore, azione: ciak, si gira. Adesso è ufficiale: il prossimo 6 ottobre, a partire dalle ore 15,30, Richard Gere sarà ascoltato a Palermo su quali fossero le condizioni a bordo della Open Arms nell’agosto 2019. L’attore sarà sentito in qualità di testimone a proposito di quanto accadde sulla nave della Ong spagnola durante le due settimane nelle quali l’imbarcazione - con i suoi 147 migranti - restò in mare nel corso del braccio di ferro tra Matteo Salvini, allora ministro dell’Interno, e la stessa organizzazione umanitaria. Uno sbarco ritardato costato il processo per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio al leader della Lega.
Lo scorso 7 luglio l’avvocato della parte civile - Open Arms, appunto- Arturo Salerni, aveva annunciato che avrebbe chiesto la citazione dell’attore nell’udienza del 15 settembre. E così è stato: ieri- nonostante l’opposizione della procura, che teme l’inutile «sovrabbondanza» delle dichiarazioni dell’attore - alla fine dell’udienza durata circa tre ore il presidente del tribunale, Roberto Murgia, ha ufficializzato la convocazione di Gere, che il 6 ottobre sarà presente nell’aula bunker dell’Ucciardone.
«Tornerò in questa splendida città ad ascoltare le testimonianze hollywoodiane di Richard Gere», ha ironizzato Salvini, che ricorda le parole spese dell’attore nei suoi confronti a proposito della gestione del caso: «Mi accusa di aver agito in maniera criminale». Non è un segreto, del resto, quale sia il pensiero della star su quanto accaduto nell’agosto di quattro anni fa. «È tutto molto semplice, dirò soltanto la verità, quello che ho visto. Sono solo un testimone», minimizzò Gere in un’intervista al Guardian del novembre 2021.
Ma le sue idee sul tema immigrazione- e di conseguenza il suo pregiudizio nei confronti di Salvini - sono note. Storico sostenitore della Ong catalana, proprio sul quotidiano britannico l’attore raccontò come decise, mentre era in vacanza in Italia, di raggiungere la Open Arms per dare manforte alla onlus. «Ero in Italia a far visita a un amico, quell’estate (in Toscana ndr). Gli ho chiesto di spiegarmi la nuova legge sui migranti di cui si parlava tanto. Mi ha detto: “Diventerà reato salvare migranti in mare”. Gli risposi: “Non può essere, è uno scherzo”». Da qui la decisione di affittare un’imbarcazione, un gommone, per raggiungere la Open Arms da Lampedusa e verificare di persona. «Vedemmo quelle persone, più di 100, a bordo della nave. Ho provato vergogna, erano affamati e traumatizzati. Ho sentito la responsabilità di portare loro tutto il sollievo possibile, abbiamo portato cibo (frutta, verdura, riso e pasta, ndr) e acqua».
A bordo della nave, Richard Gere si fece immortalare in un videomessaggio di qualche minuto nel quale fece uno spot a favore della Ong circondato dai migranti: «Loro sono vivi solo grazie al lavoro di Open Arms per questo continuate a donare». Parole già all’epoca ridimensionate dall’avvocato Giulia Bongiorno, parlamentare della Lega e legale dell’attuale ministro delle Infrastrutture: «Il fatto che Richard Gere abbia portato acqua e viveri gli fa onore, ma non ha nulla a che vedere con le imputazioni di Salvini. La sua deposizione nella ricostruzione dei fatti non è particolarmente rilevante». Se non altro perché l’attore si trattenne a bordo per un tempo limitato. Non a caso anche l’allora capo della procura di Palermo, Francesco Lo Voi (ora a Roma), prese le distanze da quella che definì una «spettacolarizzazione» del processo: «Non ci pare sinceramente che la testimonianza di Gere possa apportare un contributo decisivo per questo procedimento». Ma il presidente del collegio, Murgia, accogliendo la richiesta di Open Arms ha deciso diversamente.