Nero su bianco

Migranti, "polveriera-Tunisia": il report degli 007 italiani

L’immigrazione è una questione che sta particolarmente a cuore al governo Meloni e allo stesso tempo non è facile da affrontare. Nei primi due mesi del 2022 gli sbarchi erano stati 5.474, mentre quest’anno sono schizzati a 14.433: più della metà (8.578) arrivano dalla Tunisia e ciò obbliga a farsi delle domande, dato che negli anni passati le cifre legate a questa rotta erano state assai minori e quindi non così rilevanti come quelle di adesso. 

 

 

Il governo comunque sembra avere ben presente il problema, come spiegato dal sottosegretario Alfredo Mantovano durante la presentazione della relazione annuale dell’intelligence: “La principale preoccupazione arriva dalla Tunisia. È una realtà che ha mille problemi e che non riesce più a contenere le partenze. Sarebbe importante un aiuto della comunità internazionale. La presidente Meloni ha chiesto ai vertici delle istituzioni europee che vengano erogati i prestiti, bisogna sbloccare la situazione nell’interesse di tutti”. 

 

 

La Repubblica ha definito la Tunisia una “bomba pronta a esplodere” perché le partenze avvengono dai porti di tutta la costa, da Capo Bon a Ben Garde. Nei primi due mesi del 2023 si sono verificati 264 sbarchi, quasi cinque al giorno: ciò rappresenta un pericolo innanzitutto per chi viaggia, dato che è costretto ad affidarsi a vecchi pescherecci o a mezzi ancor più di fortuna. A riguardo l’intelligence ha sottolineato anche il ruolo delle Ong: “La presenza di navi umanitarie rappresenta - si legge nella relazione - un vantaggio logistico per le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico dei migranti, permettendo loro di adeguare il modus operandi in funzione della possibilità di ridurre la qualità delle imbarcazioni utilizzate, aumentando correlativamente i profitti illeciti, ma esponendo a più concreto rischio di naufragio le persone imbarcate”.