Questione migranti
Ong, trionfo a sorpresa per Piantedosi: "Ha ragione lui", chi si schiera
Non era mai successo: l'Unione Europea è pronta a redigere un "codice di condotta" per le Ong, e il merito è della linea dura Meloni-Piantedosi: è oggettivo, non un'opinione, lo dicono i fatti. Ieri il commissario per gli Affari interni Ue, Ylva Johansson, è stato chiaro: «Abbiamo già proposto il "codice" nel "Patto per la migrazione e l'asilo", e siamo anche pronti ad approfondire. Sono pienamente d'accordo sulla necessità di avere maggiore coordinamento tra Stati costieri, Stati di bandiera, Ong e altri attori rilevanti. La mancanza di coordinamento», ha proseguito la socialdemocratica svedese - politica di sinistra, evidenziamo - «è uno dei problemi, ed è importante continuare a cercare soluzioni. Salvare vite è sempre il primo obbligo, ma»- ecco il punto - «ci sono delle sfide con le navi private che operano in mare».
La Johansson ha parlato in conferenza stampa a Bruxelles, e l'ha fatto presentando il "Piano d'azione per il Mediterraneo centrale". Venerdì ci sarà il Consiglio dei ministri dell'Interno Ue, e i più attesi, dopo lo scontro fra Italia e Francia sulla gestione della nave Ocean Viking, sono Matteo Piantedosi e il collega francese Gérald Darmanin. Il titolare del Viminale, ieri, si è detto «soddisfatto per i contenuti del Piano reso noto dalla Commissione Ue: «Mette al centro questioni importanti in tema di gestione di flussi migratori, e lo fa nella prospettiva già auspicata dal governo italiano, anche attraverso la realizzazione di programmi specifici di investimenti nei luoghi di partenza. Molto significativo», ha proseguito Piantedosi, «il riferimento all'implementazione del meccanismo di solidarietà creato a giugno, visto che la sua applicazione concreta, fino a oggi, all'Italia ha dato risultati assolutamente insoddisfacenti». Ricordiamo: 112 ricollocamenti (74 in Germania e 38 in Francia) su circa 60 mila sbarchi sulle nostre coste tra giugno e oggi.
SARCASMO
La Francia l'indomani dell'attracco a Tolone della Viking aveva dichiarato per ripicca che non avrebbe più dato seguito al piano di ricollocamento, che peraltro è "volontario", e numeri alla mano è stata una minaccia risibile. Infatti la Johansson è tornata a denunciare pubblicamente il flop: «Abbiamo 8 mila promesse di ricollocamento, ma finora ne sono state mantenute poco più di un centinaio, quindi è importante rafforzarne l'attuazione. Bisogna accelerare, e per migliorare l'attuazione del meccanismo non è necessario essere laureati in astrofisica. Possiamo farlo», ha sottolineato facendo forte autocritica, fino al sarcasmo. E ancora, il commissario socialdemocratico: «La situazione è insostenibile. Quest' anno dalla rotta del Mediterraneo centrale abbiamo registrato circa 90 mila arrivi, il 50% in più del 2021.
Per questo il Piano d'azione è fondato su tre pilastri: rafforzamento della cooperazione coi Paesi partner e le organizzazioni internazionali, aumento del coordinamento nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare, e rafforzamento del meccanismo di ricollocamento assieme a una "roadmap" comune per approvazione il Patto Ue sulle migrazioni». Quest' ultimo è stato proposto a settembre 2020 e a causa dei contrasti tra i Paesi non ha ancora visto la luce. Il tweet del vicepresidente della Commissione Ue, Margaritis Schinas, al termine della riunione a Bruxelles, è emblematico: «Non possiamo gestire la migrazione caso per caso, barca per barca», e il riferimento è ai casi Ocean Viking, Humanity, Geo Barents e Rise Above, giunte tutte al largo della Sicilia subito dopo l'insediamento del nuovo governo, è chiaro. «Le soluzioni strutturali», ha aggiunto il greco Schinas, «possono essere trovate soltanto attraverso l'adozione del nostro Patto Ue».
TASK FORCE
Meloni e Piantedosi spingono per diminuire le partenze anche grazie al sostegno economico alle nazioni nordafricane coinvolte, e anche in questo caso l'Ue gli ha dato ragione (per il 2021-2023 sono previsti 580 milioni). La Johansson ha sottolineato che l'Europa «rafforzerà la collaborazione trilaterale con la task Force Ue, dell'Unione africana e delle Nazioni Unite: «Quest' anno sono già più di 3 mila le persone rimpatriate volontariamente dalla Libia al Paese d'origine (una cifra quasi irrilevante, ndr), 60 mila da quando abbiamo iniziato (idem, dato che solo quest' anno l'Italia ha accolto quasi 100 mila migranti)». Bruxelles mira soprattutto a una stabilizzazione dei flussi dalla Tunisia e dall'Egitto, oltre che ovviamente dalla Libia. L'Europa, nel documento che venerdì sarà al centro dell'attenzione dei ministri dell'Interno, ha puntato sulla «responsabilità» ma allo stesso tempo sulla «solidarietà» nei confronti dei Paesi di primo approdo. Ed è esattamente quello che chiedono Meloni e Piantedosi.