Porti spalancati
Elsa Fornero vuole più immigrati? Ecco perché tanto per cambiare sbaglia
I giovani italiani che fuggono all'estero e i più o meno disperati africani che, affidandosi a scafisti senza scrupolo, provano a raggiungere le nostre coste. Apparentemente due fenomeni diversi, senza nessun legame, un po' come le capre e i cavoli del noto proverbio. Eppure per l'ex ministro del Lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero il trait-d'union c'è: «Mentre rifiutiamo o rendiamo difficile e umiliante - scrive su La Stampa - l'accesso in Italia ai giovani dei paesi poveri, creiamo le condizioni perché i nostri emigrino».
In sostanza, per l'esimia professoressa noi dovremmo essere più tolleranti con le Ong e con chi organizza e lucra illegalmente sul traffico degli esseri umani nel Mediterraneo perché chi arriva in Italia e decide di accasarvisi non fa altro che contribuire a risolvere l'annoso problema della natalità e dell'invecchiamento della nostra società. Come fa la Fornero a non accorgersi che il paragone sia a dir poco avventato, è difficile capirlo. È lei stessa infatti a dire che i giovani italiani che vanno all'estero sono per lo più colti e istruiti, giovani che abbiamo formato a nostre spese e che vanno ad arricchire il capitale umano ed economico degli altri Paesi.
Un tipo di emigrazione di alto livello che certo farebbe bene anche a noi se potessimo permettercela, ma che non possiamo perché il nostro sistema universitario e della ricerca scientifica è stato per anni umiliato dalle politiche di quel fronte progressista che ancora oggi è allergico al Merito e da quei baroni che hanno preferito la cooptazione per fedeltà o parentela alla selezione dei migliori. Se il lodo Fornero passasse, piuttosto che ingegneri e scienziati, l'Italia si ritroverebbe, anzi già si ritrova, in preda a sbandati (spesso non per loro scelta) non facilmente integrabili e senza opportunità di lavoro. Alimentare una odiosa guerra fra poveri che impoverirebbe ancor più il Paese è immorale sia per gli italiani sia per chi, in nome di un'ipocrita e incondizionata "ospitalità", illudiamo di trovare qui da noi il Bengodi.