Italia-Francia
Immigrazione, Vittorio Feltri asfalta Macron: perché deve tacere
Una fonte del governo francese ha criticato aspramente l'atteggiamento dell'esecutivo italiano, che sarebbe «contrario al diritto del mare e allo spirito di solidarietà europea». Il portavoce del governo francese, Oliver Vèran, ha aggiunto che l'Italia «deve rispettare gli impegni europei». Deve. Deve aprirsi a tutti. Ma non esiste alcun contratto che vincoli il nostro Paese ad allargare le braccia a centinaia di migliaia di migranti, per di più caricati a bordo di navi battenti bandiera di altri Stati membri dell'Unione, le quali imbarcazioni pretendono di approdare tutte nei nostri porti scaricando quel materiale umano che i Paesi della bandiera non sono disposti ad accogliere. Nessuno vuole gli immigrati ma tutti ci giudicano se siamo pure noi a rifiutarli.
Ormai è consuetudine che l'Italia sia porto aperto a tutti e terra di nessuno, senza confini, senza sovranità, senza controllo sul proprio territorio. Sarà dura, anzi durissima, abbattere questo convincimento, demolire questa prassi consolidata, eppure è una necessità farlo subito al fine di garantire e difendere quei principi di legalità che per troppo tempo sono stati sovvertiti mediante una sorta di ricatto morale. Sento ripetere ormai ogni dì a politici e commentatori di sinistra che l'Italia sarebbe egoista, indifferente, chiusa, che la Germania invece sarebbe generosa, pronta a spalancare le frontiere a chiunque, lo stesso varrebbe per la Francia.
Tuttavia stadi fatto che i clandestini provenienti da altri continenti, ossia da Africa e Asia, siamo sempre noi a recepirli. Ormai l'illegalità è diventata costume. Basti considerare che dal primo gennaio all'8 novembre sono sbarcati sul nostro suolo 88.670 immigrati, con punte mensili di quasi 17 mila approdi. Gli extracomunitari che prediligono questa maniera di introdursi in Italia, dal momento che da queste parti è possibile, provengono soprattutto da Egitto, Tunisia, Bangladesh. Nella stragrande maggioranza dei casi non si tratta di rifugiati, di individui che godono del diritto di asilo, bensì di migranti i quali si affidano alla criminalità per raggiungere lo stivale. Dovremmo forse incoraggiare questa modalità di operare? O sarebbe più giusto e sensato regolare i flussi, combattere il traffico di esseri umani, disincentivare queste traversate talvolta mortali, mettere finalmente un po' di ordine?
Si obietta altresì che questa massa imponente di persone non intenda mica vivere in Italia, bensì intenta raggiungere altri Paesi. E chi se ne frega delle loro intenzioni? Conta il risultato: chi prova ad andare altrove viene rispedito qui, qualche volta a calci nel fondoschiena. Cosa che i francesi, che si scandalizzano per la condotta del governo Meloni, compiono abitualmente. Gli esecutivi di sinistra non hanno fatto altro che erodere la nostra sovranità, che non è una parolaccia né una colpa o un delitto. Gli Stati che pur ci giudicano e condannano ciò che di più legittimo realizziamo, ossia la tutela dei nostri confini, difendono la propria sovranità mentre esigono che l'Italia vi rinunci in nome della "solidarietà europea", ossia in nome di qualcosa che peraltro non esiste, un concetto astratto e fasullo che negli anni è servito soltanto a piegarci, inducendoci ad accettare, senza tentare la benché minima ribellione, di divenire il campo clandestini d'Europa. La vera solidarietà consisterebbe semmai nel contribuire affinché non gravi solamente sul Bel Paese l'onere di accogliere e gestire quasi ventimila clandestini al mese.