Rifugiato in Italia
Afghanistan, il kamikaze pentito scappato in Italia: "Chi sono veramente i talebani"
"Gli unici giocattoli che avevamo erano armi vere. La violenza permeava le nostre vite. Tutti i giorni vedevo persone frustate, picchiate a morte, impiccate". Lo racconta Walimohammad Atai, classe 1996, oggi educatore pedagogico in una comunità per minori in Italia, traduttore e interprete giurato per i nostri tribunali, che ha raccontato la sua storia nel libro Il martire mancato e ne parla in una intervista al Giornale. "Mio padre era un medico che i talebani li ha contrastati politicamente e per questo è finito impiccato, il corpo fatto a pezzi e chiuso in un sacco. Mio zio materno era invece un comandante talebano. Frequentai così due scuole coraniche. Poi venni reclutato da un centro di addestramento per kamikaze, in Afghanistan e poi in Pakistan. Ero stato scelto, insieme a quattro ragazzi più svegli e attivi, da un gruppo di arabi arrivati apposta. Ero incaricato di costruire bombe. Ma tutto cambiò quando scoprii da mia nonna paterna che mio padre era stato ucciso dalle persone che erano con me in madrasa", racconta.
"Con l'aiuto della famiglia paterna, istruita e illuminata, imparai inglese e informatica e cominciai a insegnarli ai coetanei. I soldati americani ci aiutarono, procurando penne e sedie. Ci fu subito un attentato, con una bomba in cui due miei studenti furono uccisi. Nulla è cambiato. Sono peggio del '96, i talebani hanno solo imparato a parlare ai media. Le donne per loro non sono esseri umani, sono spazzatura, bestie riproduttive", ricorda angosciato.
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Che reazione le fa il ritorno degli integralisti e il ritiro americano? "Sono andati distrutti vent' anni di lavoro. Tutto è stato trasformato in macerie in cinque giorni. Come fosse stato un gioco. L'Occidente ci ha tradito. A questo punto poteva fare anche prima l'accordo con i talebani. Hanno perso miliardi di dollari, le vite dei loro soldati e quelle degli afghani. Per rimetterci nelle mani dei terroristi. Se americani e alleati vogliono salvarci, mettano in sicurezza il nostro Paese. Altrimenti anche quei bambini sono solo armi di propaganda. Anche perché l'istruzione è diventata una questione di vita o di morte per il mio popolo".
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