Chi non ci sa fare
Immigrazione, Luciana Lamorgese ha accolto una "città" di immigrati: oltre 72mila sbarchi da che è ministro
Prendiamo una media città italiana. Ad esempio Caserta, Cremona o Pavia. Ecco: nei suoi quasi due anni trascorsi alla guida del Viminale, Luciana Lamorgese ci ha regalato una città di migranti. L'attuale ministro dell'Interno è entrato in carica il 5 settembre 2019- governo "Conte bis" - al posto di Matteo Salvini. E da allora - i dati sono aggiornati a ieri mattina - sono sbarcati sulle nostre coste 72.343 aspiranti profughi. Una media città italiana, appunto. Come, numero più numero meno, Caserta (73.398 abitanti); Cremona (71.523) o Pavia (70.971). E più dell'Aquila, che conta 69.941 presenze. I numeri elaborati da Openpolis - su base triennale - forniscono un altro termine di paragone per il biennio Lamorgese: ad esempio, nel triennio 2008-2010 sbarcarono 51mila migranti; nel periodo 1998-2000, 115mila. Le cifre "sfornate" quotidianamente dallo stesso ministero dell'Interno con il suo "cruscotto statistico" sull'immigrazione sono un supplizio per Lamorgese. Ieri, grazie agli ultimi arrivi nella notte a Lampedusa, il totale degli sbarchi relativi al solo 2021 è schizzato a quota 31.853. Solo per avere un termine di paragone: nello stesso periodo dello scorso anno, i clandestini che raggiunsero il nostro Paese furono 14.935. E il guaio, per Lamorgese, è che l'estate non è ancora finita. Con la concreta possibilità che le cifre, a dicembre, siano simili a quelle del 2017, quando i migranti sbarcati furono in tutto 119.310.
QUANTE SCUSE
Dalle colonne della Stampa, Lamorgese è sembrata rassegnata: «Il problema dell'immigrazione è complesso e va avanti da anni (...) I numeri sono aumentati ma non parlerei di invasione». Eppure consultando i grafici pubblicati dal Viminale, è proprio quello che è successo con l'arrivo della bella stagione. A luglio sono sbarcate 8.605 persone; a giugno 5.840. Numeri superiori sia rispetto al 2020 (quando gli arrivi furono rispettivamente 7.062 e 1.831), sia rispetto al 2019, quando al ministero dell'Interno sedeva ancora Salvini (con lui ci furono 1.088 sbarchi a luglio e 1.218 a giugno). E agosto, come detto, non promette affatto bene. In tre giorni su otto di cui abbiamo i dati completi, ovvero il 2, il 7 e l'8, sono stati registrati oltre 500 arrivi giornalieri. «Facile parlare», ha risposto la "ministra" al leader della Lega, «ma bisogna portare le cose alla realtà. I Paesi da cui provengono i migranti sono in crisi. In Tunisia non c'è più né governo né parlamento, lo Stato è in ginocchio e rischiano di non pagare gli stipendi statali. Poi c'è la Libia...». Un capitolo a parte. Sarà, ma qualcosa in più, a guardare i numeri, poteva essere fatto, visto che ogni saldo per il ministro attuale è negativo. Nel 2020, anno tutto targato Lamorgese, sulle coste italiane si sono riversati 34.154 migranti. Nel 2019, di competenza di Salvini fino a settembre, gli sbarcati erano stati 11.471. Ma tra questi, ben 6.336 sono da accollare alla gestione Lamorgese, entrata al Viminale - come detto - il 5 settembre. Curioso che proprio in coincidenza del cambio della guardia tra il leader della Lega e l'ex prefetto di Milano nel giro di un mese gli arrivi siano passati dai 1.268 di agosto ai 2.498 di settembre.
Leggi anche: Luciana Lamorgese, perché è il "punto debole di Mario Draghi": sbarchi e Green Pass, il caos è totale
PARAGONI SCOMODI
Lamorgese ha rivendicato la recente missione in Libia, dove «la situazione è seria», ha ammesso. Già la Libia, quella teatro, nel 2017, dei famigerati "decreti Minniti" e dell'altrettanto famigerato "memorandum" tra Roma e Tripoli, in virtù dei quali - rispetto al disastroso 2018, quando furono contabilizzati 181.436 sbarchi - la situazione tornò sotto controllo con una flessione del 34,2% degli arrivi rispetto all'anno precedente. Per dirla con Salvini, «invito il ministro a darsi una mossa».