Chi se ne lava le mani
Immigrazione, sbarchi a raffica ma i centri sono vuoti? I conti non tornano, un terribile sospetto: che fine fanno i migranti
I conti non tornano. Nonostante dal primo gennaio al 24 giugno di quest'anno abbiamo accolto 19.360 migranti, il numero degli extracomunitari ospiti all'interno delle strutture di accoglienza sparse sul territorio non soltanto non è aumentato, ma è addirittura diminuito, quantunque di poco. Proviamo a fare insieme un ragionamento oltre che un calcolo: al 15 gennaio il totale degli immigrati in accoglienza era di 79.917, al 15 febbraio di 80.131, al 15 aprile la quota di ospiti era scesa a 76.305, anche se a tale data erano già approdati sulle nostre coste 8.505 sedicenti profughi. Sorprendente quello che avviene il mese seguente: da un lato assistiamo all'aumento esponenziale degli arrivi, al 15 maggio 13.132; dall'altro alla costante diminuzione dei forestieri in regime di accoglienza, al 15 maggio 75.986. Ebbene, al 15 giugno, pur avendo incamerato 17.698 extracomunitari dal primo gennaio, abbiamo nei centri 76.744 ospiti, ovvero 3.173 in meno rispetto all'inizio dell'anno.
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Come si spiega questo fenomeno bizzarro? Semplice! I migranti vengono sbattuti sulla strada per fare spazio ai nuovi pervenuti. E, leggendo questi dati, non possiamo che concludere che in questi mesi si sono riversati sul marciapiede migliaia e migliaia di migranti, circa 14 mila. Del resto, espulsioni in massa non sono state registrate. Né si può presumere che 14 mila individui abbiano trovato lavoro e casa, per di più in una fase di stagnazione economica. Le nostre capacità di assorbire i continui sbarchi sono limitate: se i quasi 20 mila neo-arrivati si fossero sommati agli 80 mila già in accoglienza a gennaio, avremmo avuto 100 mila persone nostre ospiti sul suolo italiano. È un sistema folle, disumano e ipocrita. Folle perché si ritiene di potere seguitare a recepire chiunque, centinaia di individui al dì, senza paletti, senza regole, senza freni; disumano perché gli ospiti nelle strutture sono considerati alla stregua di merce che reca un profitto, quando alla porta bussano quelli nuovi, quelli vecchi vengono sbattuti fuori; ipocrita poiché chi difende l'accoglienza tira in ballo i diritti umani, le libertà, il dovere di offrire asilo, di tendere la mano a chi fugge da guerre e fame, ma in verità stiamo spalancando le braccia soprattutto a migranti economici senza diritto di asilo o di protezione umanitaria, migranti inoltre del cui destino buonisti e progressisti se ne infischiano.
Per la sinistra l'extracomunitario è importante soltanto per la propaganda, solo quando può utilizzarlo contro la destra, a sostegno di accuse di razzismo e fascismo che non stanno in piedi, o quando il migrante è in mare. Quando invece questi si trova sull'asfalto, ecco che i radical-chic si voltano dall'altra parte, fanno finta di non vedere le decine e decine di extracomunitari ammassati sulle vie, intorno alle stazioni, gettati per terra come stracci, intenti a rovistare nella spazzatura. La sinistra non si accorge, o meglio, fa finta di non accorgersi che quelle centinaia di immigrati che affollano le aree adiacenti alle stazioni ferroviarie italiane costituiscono un pericolo. E ogni giorno quella massa di persone è sempre più nutrita e violenta e furiosa e stanca e insofferente. Ma alla sinistra cosa importa? Essa accoglie e si crede buona e giusta, reputando di avere compiuto il suo dovere. Ieri un uomo che ha un negozio di souvenir presso la stazione centrale di Milano mi ha riferito che ogni giorno gli immigrati che vivono lì tirano fuori i coltelli e si picchiano tra di loro. «Ho paura», mi ha confidato. Qualche minuto dopo uno dei nostri ospiti, uno di quelli salvati dal mare e trattati poi da rifiuti, ha preso un contenitore dell'immondizia e lo ha scaraventato con rabbia. Ne sono uscita indenne per miracolo. Il tutto senza un perché. Più soggetti sbarcheranno più le nostre città saranno insicure, gremite di persone che non hanno alcun posto dove andare e nulla da perdere.
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