Tennis
Djokovic, "la sua morte tennistica sta avvenendo. Chi è il suo nemico". Tursunov, parole clamorose
Oggi Nole Djokovic esordirà da testa di serie numero 6 a Indian Wells contro l'ostico olandese Botic van de Zandschulp, ma la verità è che "la sua morte tennistica sta già avvenendo". Parola di Dmitry Tursunov, ex tennista russo particolarmente duro contro l'ex numero 1 serbo, 37 anni, reduce dal ritiro in semifinale contro Zverev agli Australian Open e dal ko contro l'azzurro Matteo Berrettini a Dubai.
"Il suo corpo è il nemico più temibile e più difficile da affrontare in questo momento per lui", spiega spietato Tursunov ai microfoni di SportKlub. "E' ancora motivato e vuole vincere, ma nel tennis il senso di immortalità si perde molto rapidamente e i risultati ottenuti in passato vengono rapidamente dimenticati. Non importa come cerchi di ingannare il tempo, la sua morte tennistica sta già avvenendo". Insomma, auguri.
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Dal canto suo. Nole è sembrato di ottimo umore alla vigilia del debutto in California, parlando della collaborazione con il suo tecnico d'eccezione, Andy Murray, che sembrava potersi interrompere: "La mia intenzione era di proseguire fin dal giorno in cui era finito il mio torneo. A lui serviva invece un po' più di tempo per pensarci, parlare con i suoi, la sua famiglia e capire quanta dedizione poteva metterci e dove sarebbe potuto essere con me. Sono contento che anche lui abbia deciso di proseguire: Indian Wells, Miami e la maggior parte della stagione sulla terra battuta fino al Roland Garros. Poi speriamo di arrivare anche fino a Wimbledon", ha spiegato il Joker in conferenza stampa.
"Mi piace questa collaborazione. Sento che entrambi ci stiamo conoscendo oggi in un modo diverso rispetto a come ci conoscevamo in campo negli ultimi 25 anni. Per lui si tratta di un nuovo ruolo, lo sta ancora esplorando per capire come riuscire a eccellere anche lì. Io cerco di comunicare il più possibile, sia dentro che fuori dal campo, così da capirci meglio. In Australia ho giocato un gran torneo, sono stato sfortunato a finirlo in quel modo ma si è trattato di un infortunio. Per quel che riguardo il gioco invece credo di aver giocato il mio miglior tennis dopo le Olimpiadi e il merito lo attribuisco senza dubbio a quanto fatto con Andy".