Criticata, eppure...

Juventus, il paradosso: ora sogna lo scudetto

Claudio Savelli

In campionato Thiago Motta ha trovato la continuità di risultati tanto attesa. Cinque vittorie consecutive quando prima era arrivato massimo a due. Era l’obiettivo di questo primo anno di progetto: raggiunto. Magari in ritardo ma raggiunto. In realtà la pareggite acuta che aveva afflitto la Juventus era un segnale positivo perché una squadra che non perde mai (una sola sconfitta in campionato, quota da scudetto) ha una base solida sia dal punto di vista tattico sia da quello mentale (21 gol subiti, miglior difesa, anche questo un dato che di solito vale lo scudetto), ma i tifosi avevano fretta di vederla vincere. Parzialmente accontentati, anche se la strana atmosfera di contestazione rimane nell’aria.

Thiago Motta ha paradossalmente trovato prima la continuità nella sostanza (i risultati) che nella forma (la formazione). Ecco, ora va alimentata schierando l’undici titolare, senza più ruotare uomini, gerarchie e ruoli: Weah terzino destro e Cambiaso a sinistra; Locatelli e Thuram come cerniera di centrocampo; uno e uno soltanto tra McKennie e Koopmeiners come incursore; due ali, magari a piede invertito; Kolo Muani davanti.

 

 

 

CONTINUITÀ
No, niente doppio centravanti, non c’è il tempo per allenarlo né le condizioni dato che il francese è in prestito e Vlahovic è chiaramente in via di accompagnamento alla porta. Solo dando continuità agli interpreti si può migliorare il gioco e iniziare a convincere i tifosi nostalgici della Juventus che non-giocava. La differenza tra questa e quelle versioni della Juve è che ora il trofeo non è un’ossessione e al tifoso medio questo ragionamento non va giù. Dovrebbe far sorridere ma anche riflettere che lo scudetto sia più vicino ora rispetto a quando era l’obiettivo dichiarato: l’Inter capolista è a -6 e l’Atalanta che verrà accolta domenica sera allo Stadium è a -3. Se proprio dobbiamo ancora paragonare Motta ad Allegri, va messo a confronto il primo anno del “bis” con questo: dopo 27 giornate, Max aveva 50 punti, 2 in meno di Thiago. Infine, due conti: se la proiezione scudetto per il ritmo attuale è di 83 punti, la Juventus dovrebbe fare 10 vittorie e 1 pareggio (quindi 15 vittorie e 1 pareggio nelle ultime 16) per poterci pensare, sperando poi che nel frattempo tutte e tre le squadre davanti frenino.

 

 

 

OBIETTIVO
Improbabile, per questo fa bene Thiago Motta a respingere il pensiero e a dare come obiettivo la prossima partita. È anche un atteggiamento infastidito dall’atmosfera polemica che si è creata attorno alla squadra proprio nel momento in cui ha iniziato a vincere in campionato - certo, a rovinare il tutto ci sono i ko in Champions e quello clamoroso in Coppa Italia. Però ora va dato atto a questa Juventus di avere il carattere necessario per reagire ai flop. Lo ha tirato fuori nel contesto più ostile possibile che non è quello della contestazione feroce ma del silenzio, della freddezza, dell’attesa.

Lo Stadium lunedì sera contro il Verona ha voluto mettere alla prova la squadra definitivamente. L’ha lasciata giocare in un clima surreale che ricordava le porte chiuse in tempo di Covid, e ha ottenuto le risposte che cercava: la Juventus se l’è cavata da sola, sbloccando una partita complicata a metà ripresa e portandola a casa. E lo ha fatto a immagine e somiglianza di Thiago Motta e Giuntoli, due che vanno dritti per dritti per la loro strada, fregandosene di quel che si dice in giro. Può essere un limite ma, in questo caso, è anche il motivo per cui la Juventus, nonostante tutto, è a sei passi dal primo posto.