Choc
L'ex Torino dipendente dalla cocaina: "Cosa sono arrivato a sniffare"
Ex conoscenza di Serie A con Torino e Frosinone è Lys Gomis, il portiere italo-senegalese che nelle ultime ore, al podcast OCW Talk, ha raccontato di sé, parlando di un passato molto difficile.
Sceso all'inferno e poi venuto fuori, dopo aver perfino accarezzato il pensiero della morte, per gli abusi e gli eccessi che gli hanno portato addosso le dipendenze da alcool e droga: "Una volta ho bevuto talmente tanto che iniziai a prendere farmaci a caso e a tirare su”, il suo esordio. In sei mesi, nel periodo peggiore della sua vita, “ho bruciato qualcosa come 100mila euro”, per mettere a tacere un problema nato dopo la morte di suo padre: “Quando è venuto a mancare è come se si fosse spenta la scintilla — le sue parole — Non avevo più alcuno stimolo e nemmeno volevo più giocare a calcio”.
Oggi però Gomis è uscito dal tunnel, imparando a gestire i problemi, in passato i problemi sono però stati tanti: ”Quando ho subito il secondo infortunio, quello al tendine rotuleo, complice anche il Covid ho iniziato a bere — le sue parole — Ho fatto tre anni così, senza accorgermi che stavo uccidendo chi stava di fianco a me. Bevevo e mi passava tutto, poi stavo di nuovo male e avevo di nuovo bisogno di bere". E ancora: "Credevo che avrei retto tutto… cocaina e alcool e per questo mi sono isolato, litigando con tutti i miei amici più stretti e i miei familiari — ha aggiunto — Loro volevano aiutarmi ma io non volevo farmi aiutare e a un certo punto la mia vita è diventata una bugia perché ogni mattina dovevo trovare una giustificazione per quello che avevo fatto il giorno prima".
Poi, quando ha provato per la prima volta la cocaina, “è stata la fine — ha aggiunto — avevo bevuto, ero ubriaco, ho fatto la prima sniffata e sono stato benissimo. Ho pensato che non facevo male a nessuno, non avevo problemi economici e in più intorno a me c'erano persone che m'erano diventate amiche solo perché potevo dare loro una mano a pagare i debiti. E in più avevano la mia stessa dipendenza tanto che non capivo cosa stessi facendo, che era tutto sbagliato”.
Dopo un Natale trascorso in famiglia, “ho iniziato a capire che era diventato un problema — ha proseguito il portiere nel suo racconto — Vedevo mia figlia, che in quel momento aveva 6-7 anni, divertirsi, ero contento per lei, ma non riuscivo a esprimere le mie emozioni. Ricordo che piansi da solo e l'unico pensiero che avevo era farmi fuori così da non costituire più un problema per chi mi conosceva e per la mia famiglia. La stavo infangando coi miei comportamenti. Nel periodo di dipendenza ho speso circa 100mila euro".
Poi per Gomis si sono aperte le porte della comunità, ed è iniziata una nuova vita: "Ho fatto fatica a chiedere aiuto perché pensavo: come faccio io, che gioco in Serie A e B, a finire in comunità? Non volevo distruggere l'immagine di calciatore che mi ero costruito — ha concluso — Poi ho capito tutto dopo aver iniziato quel percorso. Ho iniziato con un periodo di astinenza e mi sembrava d'impazzire. Dopo c'è stata la fase di ‘sauna', somministrando vitamine ti ripuliscono dalle tossine dell'alcol. Poi fai delle lezioni in classe dove prendi effettivamente coscienza di quello che hai fatto. In quel momento ho capito davvero cosa ho combinato".