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Jannik Sinner finito in mezzo alla guerra delle agenzie

Claudio Savelli
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Lo scritto dei colleghi del New York Times è in realtà un sommario della vicenda Sinner, non fosse per il coinvolgimento del signor Travis Tygart, amministratore delegato dell’Agenzia antidoping statunitense Usada che è acerrima nemica della Wada. «La Wada ha fatto un accordo puzzolente, utilizzando una clausola segreta», racconta costui. Le frasi di Tygart spiegano perfettamente il motivo per cui Jannik ha dovuto accettare i tre mesi di squalifica: era già diventato l’arma tra le mani delle due agenzie antidoping che si fanno la guerra, andare a processo lo avrebbe reso l’argomento del giorno per mesi, se non anni.

Già il fatto che esistano diverse agenzie antidoping (c’è pure l’Itia di mezzo, organizzazione che si dedica all’integrità del solo tennis) dovrebbe dire tutto su quanto sia affidabile il sistema, ma tant’è. Sinner ha scelto il male minore, l’unico a sua disposizione per uscirne vivo. È chiaro cosa succederà da qui in avanti: Jannik verrà identificato come quello che ha indotto la Wada a cambiare le regole, talmente era famoso e potente. E Jannik questo lo può sopportare, ignorando gli inetti come solo lui sa fare. Spoiler: la Wada cambierà alcune regole (con tempi biblici: entreranno in vigore nel 2027) perché erano assurde, non perché Sinner è il più forte di tutti a giocare a tennis e aveva buoni avvocati. Le modifiche al codice attualmente al vaglio consentirebbero pene minori in casi simili di doping involontario.

 

 

IMPREVEDIBILE
La presenza “imprevedibile” di una sostanza vietata nel corpo di un atleta, sia tramite cibo o esposizione tramite una terza parte, sarebbe motivo solo di richiamo odi una sospensione breve e proporzionale, se provata con successo come ha fatto Jannik nei giorni immediatamente successivi al controllo. Già che ci siamo, ricordiamo ai minus habens come Kyrgios che questa dinamica è capitata ben "70 volte dal 2021", stando a quanto raccontato da Ross Wenzel, consulente generale dell’agenzia, alla BBC. Non resta che trovare il lato positivo di questa nauseante vicenda, ovvero che anche questo è tutto allenamento per il nostro Jannik. Un allenamento mentale per sopravvivere a questo mondo di invidiosi e inetti. Molti colleghi di Sinner si sono rivelati tali, considerando che hanno espresso la loro opinione in merito senza nemmeno degnarsi di leggere le carte, di informarsi, di approfondire una situazione che avrebbe potuto o potrà coinvolgerli in prima persona.

Per fortuna ci sono anche persone intelligenti come Vavassori (che ha fatto notare l’ignoranza generale), Draper o Casper Ruud. Ecco la new entry nell’esercito di Sinner: «Non succede spesso ma non è la prima volta che si trova un accordo prima che inizi il processo. Se io fossi stato al posto di Jannik avrei voluto avere la possibilità di difendermi in un processo aperto, cosa che penso volesse fare anche lui, ma così rischi. Basti vedere quante persone non colpevoli finiscono in carcere». E ancora, musica per le nostre orecchie: «Sono dispiaciuto per lui. Salterà quattro Masters 1000 per qualcosa che non ha fatto intenzionalmente». Un bel paradosso: nel momento in cui si è ritrovato solo - lontano dal circuito, alla ricerca di una villa privata in cui allenarsi -, Sinner ha scoperto di essere in buona compagnia. Pochi alleati, ma buoni. Mai così lontani eppure incredibilmente vicini.

 

 

 

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