Gufi muti
Jannik Sinner, ecco chi affonda dopo la squalifica del numero uno: clamoroso autogol
Mettiamola così: se il 2024 di Jannik Sinner è stato strepitoso in termini di successi e appeal, quello della Wada è stato l’opposto e il risultato con cui l’Agenzia mondiale antidoping inaugura il 2025 insiste sulla tendenza che da anni caratterizza il suo lavoro: fumosa, contraddittoria, discutibile, incomprensibile. Spostando sempre più verso il basso l’asticella della propria legittimazione e sollevando altri dubbi su come davvero funzionino questi controlli anti-furfanti. Regole che peraltro, riguardo alle quantità delle sostanze, sono in via di cambiamento e che verosimilmente, dal 2026 non avrebbero neanche portato all’apertura del caso Sinner. Che l’accordicchio trovato con l’azzurro sia un modo della Wada per salvarsi la faccia lo dimostra il comunicato della stessa agenzia che, di fatto, sentenzia come non si sia dopato (rinvenuta una concentrazione di Clostebol inferiore a 1 miliardesimo di grammo per litro), tanto che Jan esce da questa bufera più solido, più sereno, più autorevole. Del resto, il campo aveva già parlato per lui: le migliori performance di sempre, le tante vittorie, compresi la seconda Davis, lo Slam americano e il bis australiano - successivi allo scoppio dello scandalo - sono la pietra tombale sui soloni che sostenevano come la sua supremazia fosse drogata.
Eppure, è prevalsa la linea che Jannik andasse fermato, in primis a difesa del criticabile regolamento (l’altleta responsabile di ogni mossa dello staff è realtà impraticabile), poi la necessità di mostrarsi integerrimi e risoluti verso tutto e tutti, a partire dal numero uno del tennis. Peccato che questa declamata schiena dritta della Wada tante volte abbia manifestato “gravi patologie”. Lo scorso anno, sull’ente presieduto da Witold Banka (ex atleta ed ex ministro dello Sport polacco) si è abbattuto lo scandalo dei 23 nuotatori cinesi positivi alla tizanidina nel 2021 (un farmaco che in commercio si trova solo in pastiglie e che serve per curare problemi cardiaci), faccenda portata allo scoperto dal New York Times e dall’emittente tedesca Ard: tutti sono stati assolti millantando stoviglie contaminate in un hotel dove avevano soggiornato (che strano: negli anni precedenti Pechino aveva elergito due milioni di dollari extra di contributi, e ha piazzato alla vicepresidenza un ex proprio atleta) dopo un’inchiesta da parte delle autorità nazionali cinesi, avallata dalla Wada che però ha replicato di «aver esplorato diligentemente ogni pista e linea di indagine». Spiegazione così convincente che il senato Usa ha bloccato i fondi alla Wada (3,6 milioni di dollari, il 14% del totale erogato dalle 140 nazioni aderenti) in attesa che «l’organizzazione provi di operare come attore equo e indipendente per garantire che gli atleti competano in Giochi olimpici e paralimpici senza doparsi».
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Il tutto dopo che sempre il New York Times aveva svelato come poche settimane prima di Parigi 2024 i database dell’agenzia fossero andati in panne. «La Wada ha perso i dati di almeno 2.000 casi e ha perso traccia di oltre 900 risultati di test di atleti accusati di aver infranto le regole antidoping», scriveva il quotidiano americano, aggiungendo che a causa dei problemi, l’agenzia «non era più in grado di determinare quali casi avrebbe dovuto monitorare». Insomma non si sa se la Wada ha permesso a qualche dopato di partecipare ai Giochi francesi. Sandro Donati, che come coach di Alex Schwazer ha avuto a che fare con la Wada dopo il caso del famigerato prelievo dell’1 gennaio 2016 (positività al testosterone costata a Alex otto annidi squalifica e la fine della carriera) va a bersaglio con poche parole: «La vicenda Sinner dimostra ulteriormente l’inaccettabilità di questo organismo. Basta d’altronde citare il caso Schwazer, con le 87 pagine scritte da un giudice penale». Il giudice in questiome, il Gip del Tribunale di Bolzano, Walter Pelino, nella sentenza del processo che ha assolto il marciatore perché «il fatto non sussite», scrive anche che le indagini hanno «accertato con altro grado di credibilità» che quei campioni di urina nel 2016 furono alterati per far risultare l’atleta positivo e parla di macchina del fango e autoreferenzialità della (Wada).
Sono questi eccellenti motivi perché Sinner si sia liberato da un cappio potenzialmente letale. È meglio infatti stare lontani da un ente di controllori che non si sa come e da chi venga controllato. Un ente che ha concentrato i propri sforzi perfino sulle cheerleader, tanto che da gennaio ha obbligato la loro federazione internazionale (Ifc) a investire il 15% dei suoi fondi sanitari nella ricerca di Epo e ormone della crescita tra atlete. Richiesta identica avanzata agli organismi internazionali che gestiscono la danza sul palo (Ifc) e il salto con la corda (Ipsf). È chiaro che sia necessaria una pesante rifondazione.
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