Polemiche
Sofia Goggia attacca ancora Sinner: "Non va da Mattarella? Perché tutti lo scorderanno..."
Persona senza peli sulla pista, oltre che talento con gli sci ai piedi, è sicuramente Sofia Goggia. Una sportiva che non ha paura di dire quello che pensa, nemmeno se si tratta di parlare di Jannik Sinner. La bergamasca lo ha fatto in una intervista a La Repubblica, parlando dell’assenza del 23enne pusterese al Quirinale da Sergio Mattarella: “Io ci sarei andata perché il presidente della Repubblica è la più alta carica dello Stato — le sue parole — L’invito è un motivo di orgoglio immenso e, per come vivo io, non è lontanamente concepibile pensare a un rifiuto”. Parole che hanno fatto scoppiare la tempesta, prima che Goggia tornasse sul tema in una intervista con Tuttosport.
“Io ci sarei andata in calesse — le parole di Goggia al quotidiano torinese — Jannik mi piace molto e capisco il no a Sanremo, ma a un invito del Quirinale per celebrare il tuo sport con i tuoi compagni di squadra si dice presente. Ad ogni modo non so quali siano le motivazioni per cui abbia dovuto rinunciare; quindi, non mi metto in una posizione giudicante. E dico di più: al prossimo Slam tutti se ne saranno dimenticati. Come il no alle Olimpiadi. E vedrete che a Los Angeles 2028 ci sarà: è prima degli US Open, sul cemento. Gli servirà”.
Quindi, una riflessione sull’essere numeri uno in uno sport. Goggia sullo sci, Jannik nel tennis: “Il problema è culturale — conclude Goggia — Vittorie e sconfitte sono gli antipodi di un percorso sportivo che tutti gli atleti di alto livello devono affrontare e quindi devono imparare a gestirle. Non te lo insegnano”. Il problema è che “la struttura e la cultura dello sport italiano, ancora oggi molto dilettantistico, e per molti versi meno male che sia così, penso al volontariato per esempio, è un po’ retrograda — conclude — Negli Stati Uniti il percorso di un atleta è educato e costruito fin dall’inizio, specie nella gestione delle emozioni. E non penso solo agli atleti, ma anche agli allenatori. Psicologo per non dire psicoterapeuta dovrebbero accompagnare i ragazzi all’inizio, non noi atleti di alto livello in piena maturità”.
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