Tennis
Jannik Sinner, Jean Todt: "Me ne parlano, ma io amo Djokovic", lo schiaffo più pesante
Jean Todt in un'intervista a Repubblica parla dei suoi anni in Ferrari: "La vita è fatta di capitoli e quello vissuto in Ferrari è stato il più importante e stimolante della mia carriera. A Maranello ho trascorso 16 anni come capo delle corse e poi amministratore delegato, e questo mi è rimasto siglato sulla pelle. Dovunque vada la gente mi assimila ancora oggi, ed è incredibile, a quel periodo. Torno ogni anno tra Natale e Capodanno a festeggiare con gli amici con cui ho lavorato in Italia. Ho portato ancora mia moglie a rivedere la casa dove abitavamo a Colombaro di Formigine".
E ancora: "Quando arrivai nel 2003 trovai un castello in rovina, non c’era niente. L’area design in Inghilterra, in sede una galleria del vento vecchia e inutilizzabile. Convocai tutti, non conoscevo nessuno dei trecento di allora, il mio italiano consisteva nel sostituire A oppure O alle parole francesi. Ma piano piano abbiamo costruito un gioiello: nel ’96 è arrivato Michael, poi Ross Brawn, Rory Byrne, Aldo Costa, Paolo Martinelli, Gilles Simon. Dissi: la mia porta è sempre aperta. Li costrinsi a lavorare di più, anche di notte. Andavo da loro con le brioche, mica aspettavo a casa gli sviluppi trastullandomi con l’arte". Infine parla anche della sua passione del tennis. A chi gli chiede se segue Sinner risponde così: "Sì, essendo il numero 1, ma non lo conosco, a Stefano Domenicali piace e me ne parla spesso. Io amo Djokovic e prima di lui, Nadal". Insomma Jannik non ha ancora conquistato definitivamente Todt.