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Rafa Leao stroncato da Shevchenko: "Il punto è, lo vuole?", altro grosso caso al Milan

Da una colonna del Milan che fu, quello di Carlo Ancelotti, a un giocatore con talento ma non in grado di trascinarsi da solo la squadra sulle spalle. Il primo ha il nome di Andriy Shevchenko, il secondo di Rafa Leao, crollato insieme i suoi a Zagabria in un k.o. di Champions durissimo che obbligherà il Milan ai playoff. Il ‘Re dell’Est’ è amaro su questa debacle, ma guarda già avanti al derby di Milano in arrivo, che potrebbe peggiorare o migliorare l’umore della squadra di Sergio Conceinçao: “L’Inter è una squadra consapevole dei propri mezzi, la rosa è affiatata, legata a un tecnico che ha avuto il tempo di dare la propria impronta — dice Sheva nell’intervista a La Stampa —. Hanno qualcosa in più degli altri e dopo la finale di Champions vissuta alla pari con il Manchester City, lo sanno”.

L’ex Pallone d’Oro 2006 si è detto rammaricato per l'esonero di Paulo Fonseca: “Mi dispiace per lui — le sue parole —. Lo conosco, è un uomo di grande correttezza e di valori. Mi pare abbia cercato di dare il meglio per risolvere problemi che non ha portato lui e che ci sono ancora. Mi auguro che la svolta serva. Conceição in Supercoppa ha dato un’iniezione di energia ma il Milan non ha continuità”. E sull’idea di punire i giocatori, come l’ex allenatore della Roma faceva, Sheva si è detto d’accordo: “La passeggiata in partita non è accettabile, se giochi nel Milan la pressione esiste ogni volta che scende in campo e dovresti desiderare solo quello che hai davanti — le sue parole — Al Milan, all’Inter, alla Juve, hai l’attenzione, il contesto migliore, lo stadio pieno che aspetta te. Cosa vuoi di più? È la bellezza assoluta. Ogni tecnico ha un’impostazione, discuterla è sempre inutile. Resta che il calcio è semplice”.

Un concetto, quest’ultimo, ‘allegriano’: “Sul suo modo di giocare non so, ma su quello che c’è intorno sì — le parole dell’ucraino —. È ancora più semplice se giochi per il Milan e la passeggiata in partita non è accettabile, la pressione esiste ogni volta che scendi in campo e dovresti desiderare solo quello che hai davanti.Al Milan, all’Inter, alla Juve hai l’attenzione, il contesto migliore, lo stadio pieno che aspetta te. Che cosa vuoi di più? È la bellezza assoluta. Se sei un campione, è la condizione perfetta: gioca e dimostra. Basta. Semplice”. Leao invece continua a non essere decisivo: “Se vuole essere un giocatore importante e segnare la storia del Milan deve dare tanto di più — ha aggiunto — La qualità non si discute, ma non è un leader. Lo può diventare se si prende la responsabilità, ma il punto è: la vuole?”.

 

Un pensiero infine è andato sul calcio dell’oggi. Tra Champions ampliata, Mondiale per club a fine stagione si gioca troppo: “Bisognerebbe passare a chiedersi quanto può giocare ogni singolo con questo calendario — la pensa così Sheva —. Il calcio evolve e vanno trovati sistemi diversi. Se un giocatore non ce la fa più deve poterlo dire, se ha bisogno di fermarsi deve essere legittimo”. Un approccio che “richiede un cambio di mentalità per cui serve tempo — conclude —. Ancelotti aveva tentato di ipotizzare vacanze personalizzate, poi gli infortuni, le problematiche... Sperimentare una via alternativa è diventato complicato. Sarebbe sano cercare di andare in quella direzione. Per arrivarci però il giocatore deve prendersi delle responsabilità e avere in ritorno della fiducia. Un piano condiviso, uno scatto culturale nello spogliatoio”.