"Verso Altrove"
Luca Beatrice, il sogno diventa realtà: un monumento ai "caduti" bianconeri
C'è molto di Luca Beatrice dentro questo grande progetto al quale era particolarmente affezionato e che, per gli insondabili intrecci del destino, è stato concepito come incentrato sul senso stesso di vita e morte. Rimarrà come una sorta di testamento spirituale e culturale, e fa male scriverlo oggi che la stella di Luca si è accesa da un’altra parte: eppure, a mitigare il dolore per la perdita e l’assenza di questo nostro amico e collega, resta la certezza che non si tratterà di un non-finito. In tanti sono già al lavoro per completare “Verso Altrove”, l’opera che la “sua” Juventus dedicherà alla memoria della tragedia dell’Heysel, di cui il prossimo 29 maggio ricorrono i quarant’anni: 39 tifosi morti, una carnefiC’ cina assurda durante finale di Coppa Campioni vinta 1-0 dai bianconeri contro il Liverpool.
A quella serata di trionfo macchiata di sangue viene ora intitolata una poderosa operazione di ricordo-celebrazione sulla quale si sistema elegante la firma di Beatrice, critico, scrittore ed esteta capace di leggere i legami anche all’apparenza invisibili fra arte di alto concetto e i moti dell’animo più semplici, più “pop”. Su mandato della Juve, era lui infatti il curatore del progetto, approvato dalla Città di Torino dopo i soliti singhiozzi burocratici: sarà realizzato in un’area verde di circa duemila metri quadrati nei pressi di Strada della Continassa, a pochi metri dall’Allianz Stadium, dal Training Center e dalla sede del club.
I concetti indicati da Luca erano essenzialmente la volontà di creare non un monumento “tradizionale” ma di seguire una via fra elementi naturali, dinamicità, partecipazione delle persone. Agli artisti ammessi alla gara indetta per l’assegnazione è stata raccomandata la parola “luce”, a sancire l’intenzione di superare la parte angosciosa e trasformarla in uno spunto per andare avanti, “verso l’altrove”, appunto, in un percorso che sarà accompagnato anche da molti contenuti multimediali attualmente in preparazione. Solo lo scorso 23 dicembre, Beatrice era al cantiere in un soprallugo assieme ai rappresentanti del club, a Luca Vitone (l’artista che si è aggiudicato la realizzazione dell’opera) e all’architetto Corrado Vaschetti, colui che ha ingegnerizzato il tutto per trasformare questo concept in una installazione di materia, cemento, acciaio, legno. Una creatura viva. E i lavori proseguono. È stata realizzata la sagoma portante di cemento armato, a metà febbraio comincerà l’erezione della struttura metallica e, tra marzo e aprile, sarà il momento del legno, delle piante, del prato, col verde a brillare quale nota cromatica predominante.
Vitone (artista originario di Genova e di stanza a Berlino), le cui opere viaggiano sullo stretto dialogo tra natura, cultura e memoria collettiva, ha costruito attorno al nome evocativo del monumento un percorso insieme di ascesi e ascesa. Dal manto erboso, impreziosito da alberi di Ginko Biloba e cespugli di lavanda, si ergerà una pedana di 65 metri dalla leggera forma di spirale centrifuga, che si innalzerà a più di tre metri da terra. Una struttura leggera, architettonicamente semplice e accessibile a tutti, al cui interno verrà posizionata una luce al neon lungo tutto il percorso, permettendole di essere visibile anche da notevole distanza nelle ore notturne. La scelta delle piante che verranno collocate è stata ragionata e suggestiva. Il Ginko Biloba è un albero antichissimo, risalente all’era mesozoica: considerato un fossile vivente, rappresenta al meglio la resistenza, la sintesi nella sua linfa di passato e futuro. La lavanda, arbusto molto usato da Vitone, rimanda al richiamo olfattivo di sensazioni oniriche e, nella tradizione, i suoi fiori sono in grado di emanare energie positive verso se stessi e gli altri.
Durante la salita, lo sguardo sarà filtrato dai listelli di legno fino a che, una volta giunti al termine della rampa, davanti ai visitatori si aprirà il paesaggio antistante e saranno accolti da un cannocchiale equipaggiato di lenti montate al contrario, in modo da allontanare il fuoco sull’orizzonte. Un invito esplicito a guardare lontano, verso l’Assoluto. «Conosco Beatrice da oltre trent’anni, gli ultimi tre li abbiamo passati a lavorare su “Verso Altrove”», racconta commosso Vitone a Libero, «e oggi, con la scomparsa di Luca, ci troviamo a passare da un evento drammatico a un altro. Lui è stato il mio accompagnatore, mi ha coinvolto con un costante dialogo a pensare a come restituire quella tragedia. Sono triste che non potrà vedere l’esito finale».
Un dialogo che si è interrotto dolorosamente ma che ha lasciato frutti importanti. «Siamo di fatto coetanei», spiega Vitone, «ho partecipato a due sue “collettive” e ricordo che già nel ’95 parlava di me in una pubblicazione. Luca era brillante e attento, il passato era un qualcosa da tenere come “punto fermo” ma non era affatto un passatista: era un grande conoscitore di musica, letteratura e nel suo rispetto per il lavoro, proprio e altrui, sapeva esporre le proprie idee, anche dirette e a volte spiazzanti, però sempre in maniera molto elegante».
Profilo alto, eppure anche alla mano, dentro “Verso Altrove” c’è molto del Beatrice innamorato tifoso bianconero: «Io, che rispetto al calcio sono, per così dire, agnostico, sono stato introdotto da lui nel mondo Juve», sorride Vitone, «e ammetto che andare allo stadio con lui è stato divertente. Una volta non sapeva se portarmi o no a vedere Juve-Inter: “Sai, allo stadio non sono molto simpatico...”. Decisamente fuori da ogni sovrastruttura. Del resto, anche “Verso Altrove” rappresente l’idea stessa dell’opera di un oggetto non retorico che guarda verso l’aldilà, inteso come visione che va oltre il nostro sguardo. Una rampa che sale che, immagino, sia proprio il percorso che sta facendo anche Beatrice. La sua Stairway to Heaven».