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Sinner, il colpo che manda ai matti Rune: il danese umiliato ride per non piangere

A un certo punto del match, a Holger Rune non resta che sorridere amaramente. Ridere per non piangere, di fronte alla tenuta tecnica, atletica, psicologica ed emotiva di Jannik Sinner. 

Alla Rod Laver Arena, ottavi di finale degli Australian Open, l'azzurro numero 1 al mondo e detentore del titolo in carica mette in scena l'ennesima strabiliante recita di un fenomeno della racchetta, più forte dell'avversario ma soprattutto delle avversità, compreso un mezzo collasso dovuto a voltastomaco e vertigini che tra secondo e terzo set rischia seriamente di compromettere il suo primo slam di stagione. 

Siamo all'inizio del secondo parziale, dopo che la volpe di San Candido si è preso il primo abbastanza facilmente per 6-3. Il risultato è di 1-1, 40-30 per il danese numero 13 del rankint Atp al servizio. Holger accelera, picchia duro. Ma Jannik inizia a rispondere di dritto e di rovescio mandando la pallina 1, 2, 3 volte sempre a baciare le righe. Poco meno di 30 secondi impressionanti per precisione, ritmo, potenza. Quando l'altoatesino chiude lo scambio con un devastante rovescio a due mani lungolinea (anche questo, guarda caso, proprio sopra la fettuccia bianca), la Rod Laver Arena esplode in una standing ovation. Sinner, presosi il punto, torna in posizione a testa bassa. Rune, beccato dalla regia australiana, ha una smorfia sul viso come dire: "Cosa devo fare di più di questo?". Per la cronaca, riuscirà anche a prendersi il set, complice il calo fisico del fenomeno azzurro, ma tornerà a casa alla fine con un 3-1 che è più di una sentenza.