Paura
Jannik Sinner rischia anche di essere spennato: "Ecco le conseguenze economiche"
Il continuo odio mostrato da Nick Kyrgios contro Jannik Sinner viola il codice di condotta Atp. Per lo meno secondo i tifosi del 23enne altoatesino. Un gruppo di loro ha deciso di rivolgersi all’associaizone con una lettera in cui si chiede di prendere provvedimenti contro Kyrgios: “Con questo appello, un gruppo di sportivi che ama e segue il tennis chiede all’Atp di prendere posizione in maniera formale e sostanziale riguardo ai continui attacchi, alla diffamazione e ai messaggi d’odio di Nick Kyrgios nei confronti dei suoi colleghi — si legge nella nota —. Il ruolo dello sport e di quelli che lo rappresentano, è di rispettare i valori fondanti di rispetto e lealtà”.
E ancora: “Nessuno ha il diritto di privare lo sport di queste pietre miliari che lo definiscono, e dalle quali le persone sono ispirate per un mondo migliore e a cui i giovani possono guardare come modelli di vita — hanno concluso i tifosi di Sinner nella lettera — Siamo costernati e preoccupati dalla malvagie espressioni di Nick Kyrgios, anche in memoria degli atti violenti avvenuti per mano di fanatici fomentati dall’odio. Questo tipo di condotta non è tollerata in un circuito che protegge i giocatori da queste forme di abuso come espressamente dichiarato nel regolamento dell’Atp”.
Intanto, a Sportmediaset, l’ex avvocato Angelo Cascella, esperto in diritto sportivo internazionale ed ex membro del Tas di Losanna il quale, ha spiegato in quali rischi potrebbe incorrere Sinner riguardo al caso Clostebol. La sentenza è finita al Tas di Losanna, dopo il ricordo della Wada: “Essendo state effettuate delle analisi ed essendo stato dimostrato la sussistenza di tracce dopanti, l’atleta rischia una condanna da uno a due anni — le sue parole — In questi casi possono sussistere il dolo oppure colpa o negligenza. Nel primo caso la condanna può arrivare sino a quattro anni di squalifica, nel secondo, come richiesto per Sinner, si va da uno a due anni”.
Sinner rischierebbe anche a livello economico: “I contratti di sponsorizzazione in genere contengono delle clausole che, in caso di positività all’antidoping, possono portare all’annullamento di un contratto stesso o al pagamento di penali a carico dell’atleta stesso che possa esser trovato positivo — ha concluso Cascella — Il rischio per l’atleta è di andare incontro a delle sanzioni, con la Wada che ha chiesto una squalifica da uno a due anni, quindi puntando su colpa o negligenza".