Minoranze
I patiti di squash che non cedono al padel: ecco dove resiste lo zoccolo duro
Vi ricordate dello squash? Una volta Milano era una delle capitali di questo sport della racchetta. Si tratta di una disciplina antica che, a differenza del tennis, ha origini tutt’altro che nobili. Anzi, come scriveva anche Dickens nei sui “Pickwick Papers” era praticato dai prigionieri londinesi per tenersi in forma. Nel nostro Paese, questa disciplina sportiva fa il suo esordio organizzato nel 1976, con l’apertura del “Bologna Squash Center” nel quale si organizza la prima scuola italiana di Squash. Prima di allora esistevano solo due campi, a Milano, che venivano utilizzati dai dipendenti stranieri della Cucirini Cantoni Coats, che avevano costituito il “Milan Squash Giambellino”.
Ancora negli anni‘90 il capoluogo lombardo era considerato un tempio sacro per chi voleva giocare con un avversario di fianco e non di fronte (come negli altri sport della racchetta) colpendo forte la pallina di gomma verso quel muro in grado di dispensare gioie e dolori diversi di punto in punto.
Ma che fine hanno fatto tutti i campi che c’erano a Milano? Oggi il fenomeno padel ha davvero spazzato via tutto e tutti? In città oggi ci sono 9 campi: 4 al centro Get-Fit di via Gianbattista Vico, 4 al Polisquash di via Pascoli e uno allo Sporting Corvetto che, fino a qualche anno fa, poteva contare su due campi. Una volta anche il Forum di Assago aveva delle strutture dedicate alla pratica di questo sport che, però, oggi sono solo un lontano ricordo. Quasi ovunque, il boom del padel ha “mangiato” altre strutture proprio come campi da squash da calcio a 5, spazi convertiti nei classici rettangoli di 10 metri per 20 circondati da parti in vetro.
GLI ATLETI TESSERATI
Tuttavia, dire che il boom del padel segna la fine dello squash non è esatto. Anzi. Perché in realtà, su base nazionale il numero di campi e praticanti di squash è cresciuto enormemente nel tempo. Basti considerare che quarant’anni fa, nel 1985, in Italia c’erano appena 116 campi e quasi 10 mila praticanti (di cui poco più di 1300 tesserati) mentre nel 2000 i campi erano diventati 789 per 142 mila praticanti. Gli atleti tesserati poi sono cresciuti costantemente. Se allarghiamo l’orizzonte, oggi lo squash viene praticato nel mondo da 16 milioni di persone (su 50 mila campi) diventerà disciplina olimpica nei Giochi di Los Angeles 2028.
Anzi, c’è chi è pronto a scommettere che il nostro Paese sia sul punto di assistere a una rivoluzione sportiva a suon di pickleball e proprio lo squash. Due sport affini al tennis ma più accessibili e con possibilità di gioco adatte a tutte le età. «Il nostro mondo vanta tra gli 8 e i 9 mila tesserati, siamo presenti in ogni regione d’Italia anche se non c’è una capillarità omogenea. Lo squash in Italia è particolarmente praticato in Emilia Romagna ma anche in Calabria, Lombardia e Toscana ci sono dei buoni movimenti», ha dichiarato Antonella Granata, presidente della Federazione Italiana Giuoco Squash (Figs).
Insomma, se il boom del padel non è più una notizia e se il pickleball sta iniziando a prendere sempre più piede, il “vecchio” squash potrebbe vivere una seconda giovinezza a distanza di un secolo da una data fondamentale per questo sport. Già, perché a dispetto delle origini ottocentesche, lo squash non ebbe regole ufficiali per anni, fino al 1923 quando fu redatto il primo regolamento ufficiale.
Vedremo se, in questo contesto, la nostra città saprà ritagliarsi nuovamente un ruolo di primo piano con l’apertura di nuovi campi rispetto ai pochi che oggi devono soddisfare le esigenze degli appassionati.
Infine una curiosità: lo squash è uno dei pochissimi sport che può vantare una giornata mondiale dedicata: l’abbiamo “celebrata” senza saperlo poco più di un mese fa. È il 18 ottobre. Una ricorrenza che ha una storia molto particolare, perché è stata istituita nel 2014 per ricordare l’atleta scozzese Derek Sword, deceduto nell’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001.