Il tennista

Sinner, costruirne dei nuovi è la ricchezza per tutti

Tommaso Lorenzini

Se Sinner ha le potenzialità per diventare il più grande sportivo italiano di sempre? Sicuramente sì, visto che è molto giovane». Una risposta diplomatica, quella del ministro dello Sport, Andrea Abodi, che poteva cavarsela così e invece è in qualche modo caduto nel trabocchetto di “Un giorno da pecora”, su Radio 1, quando i conduttori Geppi Cucciari e Giorgio Lauro sono tornati sul trito e ritrito tema tasse/grande sportivo. «Jannik paga le tasse a Montecarlo invece che in Italia...», hanno incalzato, e Abodi ha continuato: «Devo dire che mi piacerebbe se le pagasse qui, sia chiaro però che lui sta facendo una cosa perfettamente legale. Se voi foste nella stessa condizione che fareste?».

Ma non è più facile dire una volta per tutte che Sinner ha il diritto di prendere la residenza e pagare le tasse dove preferisce, come farebbe una qualsiasi altra persona al suo posto? Attaccarsi al gettito fiscale che potrebbe produrre Jannik significa ignorare tutto ciò che la sua esplosione ha generato. Riportiamo alcuni dati forniti dall’istituto Boston Consulting Group, che ha misurato l’impatto economico delle Finals Atp di Torino appena giocate (e dominate dal nume« ro uno al mondo): 503,4 milioni di euro di giro d’affari, di cui 225,7 come impatto diretto, 192,3 come impatto indiretto e 85,4 come indotto, generando 3.431 posti di lavoro e un valore aggiunto per il Pil di 243,2 milioni. Il ritorno per lo Stato lo aggiunge il presidente della Federtennis Angelo Binaghi: «Ben 84,5 milioni in termini di entrate fiscali e previdenziali, cioè più di cinque volte dei 15 di investimento stanziati dal Governo».

 

 

 

Chiaro perciò come la politica e l’invidiosa sinistra succhiatasse invece del “lavoratore Sinner” dovrebbero occuparsi di implementare “l’ecosistema Sinner” che porta soldi, entusiasmo, record. È infimo e di scarsa veduta politica ragionare degli spiccioli (questo sarebbero per l’Erario le imposte di un Sinner residente in Italia) perdendo di vista il quadro di insieme. Abodi sostiene che «il tema è capire se noi creeremo le condizioni per farlo tornare, sempre con una norma, che preveda paghi qui quanto paga lì, visto che vive all’estero undici mesi all’anno». Secondo noi, invece, il tema è come debba fare lo Stato per creare le condizioni affinché il movimento tennistico italiano cresca e produca con costanza altri fenomeni come Jannik. Questo sì che sarebbe un arricchimento. Per tutti.