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Dinara Safina e il dettaglio su Sinner: "Mai visto fare a nessuno, l'arancione è una causalità"

Per Jannik Sinner i complimenti si sprecano, da tutte le parti. Nonostante qualche invidioso, come il solito Nick Kyrgios, ancora all’attacco nelle ultime ore sul caso Clostebol. Dopo le Finals vinte a Torino in finale contro lo statunitense Taylor Fritz, che era stato battuto anche durante i gironi in due set, Dinara Safina, sorella minore di Marat, è rimasta nel capoluogo piemontese per assistere alle gesta di Jannik e commentarle in tv. Nel mentre si è concessa a una intervista a Tuttosport: “Alle ATP Finals ero al mio esordio in tv — ha raccontato — alcune volte partecipo ad alcune trasmissioni su YouTube come esperta, ma era la prima volta in cui andavo proprio a fare le domande ai giocatori. È stato bello!”.

Poi un pensiero sulla sua carriera, nella quale non è riuscita a portare a casa i titoli più importanti degli Slam. Un pensiero che l’ha afflitta per tempo: “Quando ho posto fine alla mia carriera non è stato facile: ho dovuto fermarmi per via degli infortuni — le sue parole — Io però so di aver dato tutto quello che avevo. So che mi manca uno Slam, ma il tennis è solo una parte della vita, non la vita intera. La vita da tennista è molto corta e intensa: bisogna sfruttarla al massimo”. E sul momento del tennis femminile, molte persone “parlano delle differenze con i miei tempi, ma è difficile da fuori stabilire quali e quante siano — ha aggiunto Safina — Bisognerebbe giocare ancora per capirlo davvero. Posso dire magari che cosa farei io o come giocherei il punto, ma non sono in campo con loro: per parlare di forza o di velocità bisognerebbe viverlo in prima persona”.

 

 

Parlando dei suoi giocatori preferiti, Safina ha detto che Sinner “lo fa impazzire per le sue giocate, mentre tra le donne preferisco Sabalenka”. Dell’altoatesino mi piace “il gioco di piedi — ha aggiunto — Come prepara ogni punto per me è impressionante, non l’ho mai visto fare a nessun altro. È qualcosa di cui ci si può rendere conto solo dal vivo”. Allargando il capitolo degli italiani, il commento è andato su Jasmine Paolini, fresca vincitrice della Coppa Davis con la sua Nazionale a Malaga: “Jasmine è un amore, la definirei quasi come una “mini Carlos” — il suo pensiero — Per me è un po’ come Alcaraz ma in versione mini, sempre sorridente: si diverte tantissimo in campo”. E durante la partita di Torino tra Sinner e Medvedev era vestita di arancione: “Vero, ma non ci ho pensato — ha concluso — È stata solo una casualità”.