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Il "mucchio selvaggio" in Serie A, sei squadre in due punti: tutti i record infranti
Sei squadre in due punti dopo 12 giornate. È l’equazione della nuova serie A, mai così equilibrata al vertice nell’era dei tre punti a vittoria, ovvero dalla stagione 1994/95. Comanda il Napoli a 26 con un punto di margine su Atalanta, Fiorentina, Inter e Lazio e chiude la Juventus, sesta eppure lontana 2 soli punti dalla prima. Bisogna risalire al 1983/84 per trovare un precedente (Juve e Roma 16; Verona, Torino e Samp 15, Fiorentina e Milan 14) ma parliamo di un campionato a 16 club e 2 punti a vittoria, logico fosse più compresso. È presto per fare pronostici, ma siamo qui per sbagliare, e allora ad oggi chi ha più probabilità di spuntarla?
Al contrario di quanto sostiene Conte, la rosa del Napoli potrebbe tranquillamente reggere anche l’impegno europeo, tant’è che la difficoltà dello stesso Conte è dare minuti a gente come Neres e Raspadori. Figuriamoci quindi se non ha la rosa per puntare allo scudetto senza l’Europa di mezzo. Anche la mancanza di esperienza è una fiaba dato che tre quarti di questo gruppo è lo stesso che ha trionfato due anni fa. E se Spalletti non aveva mai vinto uno scudetto, Conte eccome se ne ha vinti. E, con lui, Lukaku, al contrario di Osimhen e compagni. Conte ha trovato la formazione-tipo, ora le sta dando certezze tattiche e cultura della fatica, come si è visto nella partita con l’Inter. Arriverà un momento in cui non potrà più nascondersi e dovrà darle ambizioni da titolo.
Alla sesta giornata l’Atalanta era dodicesima. Poi ha sfornato sei vittorie consecutive, ma non sono tanto quelle a renderla una seria candidata allo scudetto: sono i soli 3 gol subiti in queste sei gare a fronte di 20 segnati. Numeri da far girare la testa a noi, non alla Dea. La differenza rispetto al passato è certamente l’Europa League che porta in dote la consapevolezza nei propri mezzi e la fame di altri successi. La corsa in gruppo potrebbe esaltarla negli scontri diretti, intanto la Dea ha già trovato la continuità con le piccole che solitamente raggiungeva nel girone di ritorno. In più, Retegui: chi ha il capocannoniere (vedi Lautaro e Osimhen) ultimamente arriva primo.
La Fiorentina sta vincendo tutte le scommesse fatte in estate. Da Palladino, progetto di allenatore davvero d’élite a cui bastava concedere qualche settimana di tempo, a Kean, passando per i vari Cataldi, Adli, Gosens e Bove, fino alla promozione di Comuzzo come prodotto del vivaio che risolve il problema di una difesa non all’altezza degli altri reparti. In attesa di Gudmundsson e del miglior Colpani, le stelline si stanno allineando e pazienza se verrà perso qualche punto in Conference: il fatto che la Viola si gestisca nell’impegno europeo è un segnale di ritrovate ambizioni e convinzioni in campionato.
Il motivo per cui la percentuale dell’Inter è la più alta assieme a quella del Napoli non è la rosa né lo scudetto cucito sulle maglie, che anzi dovrebbe essere un motivo a sostegno del contrario. No. È che l’Inter si è ridata un tono da scudetto. Sta crescendo la condizione di diversi elementi (Lautaro merita un discorso a parte) così come l’attenzione generale che fa la differenza in fase difensiva. In più, la gestione della Champions è stata esemplare e pagherà sul lungo periodo perché entrando nelle prime 8, a febbraio, mese decisivo, eviti due fatiche ai playoff. L’Inter sembra aver scollinato il peggior momento della stagione ed è lì, a un punto dalla vetta. È vero che ha perso il derby, che non è riuscita a vincere in casa con Juventus e Napoli, che dovrà giocare fuori quasi tutti gli scontri diretti al ritorno, ma è vero anche che si è dimostrata superiore a tutte le rivali dirette finora e che in trasferta può trovare spazi più ampi in cui esprimersi.
Basta guardare cosa combina Nuno Tavares per spiegare l’inizio di stagione della Lazio. Questa squadra funziona perché la società ha imparato dagli errori dell’anno scorso: la filiera è stata ripristinata con un ds che ha avuto modo di lavorare e un allenatore, Baroni, che viene dal basso, dalle piccole, e ha preso la Lazio come l’occasione della vita. Le quattro vittorie consecutive in campionato fanno l’eco alle quattro in Europa League. La prova del nove saranno gli scontri con le parigrado, finora falliti: contro la Juventus e la Fiorentina sono arrivate due delle tre sconfitte stagionali e con il Milan un pareggio.
Nessuna delle squadre che la precedono in classifica sta stravolgendo la filosofia del club. La Juventus sì e nel frattempo ha registrato zero sconfitte in campionato e vanta la miglior difesa (soltanto 7 reti subite in 12 giornate) nonostante diverse attenuanti: l’infortunio di Bremer, l’assenza di un ricambio per Vlahovic, tutti i nuovi acquisti a turno fermi per acciacchi vari. Visto in quest’ottica, quello di Thiago Motta è un mezzo miracolo o, come minimo, un bicchiere mezzo pieno. Come il Bologna lo scorso anno, anche la Juve migliorerà, mentre qualche squadra sopra di lei potrebbe aver già raggiunto il picco stagionale.