Urca

Sinner, "quando ho spaccato la racchetta": una confessione impensabile

Roberto Tortora

Bello, bravo e vincente. Jannik Sinner incarna l’immagine pura del campione, il cavaliere senza macchia né paura che libera la principessa dal castello. Eppure, il tennista azzurro, ospite a Torino alla Nuvola Lavazza per il calendario Let’s Blend ha ammesso di non essere sempre integerrimo: “Beh, qualche racchetta da ragazzino l’ho rotta anche io... Bisogna accettare anche la fatica, la tensione. L’aspirazione è raggiungere l’equilibrio, sempre. Sia di testa, sia di fisico. Oggi ad esempio sto cercando di mettere su qualche chilo in più di muscoli”.

Le ATP Finals del capoluogo piemontese si avvicinano e Sinner punta ad un nuovo trionfo, ma prima vuole godersi anche la città: “L'organizzazione della Atp Finals migliora ogni anno. Mi piacerebbe visitare il Museo del cinema. Torino mi ha dato tanto negli ultimi due anni, l’anno scorso il pubblico è stato molto caldo e affettuoso. Qui funziona tutto molto bene, l’organizzazione delle Atp Finals è perfetta e ogni anno migliora. Noi 8 giocatori siamo tutti molto contenti di essere qui”.

Tanti i volti noti del Calendario Lavazza 2025, non solo Sinner. C’è l’attrice Whoopi Goldberg, l’artista Omar Hassan, l’attore Tullio Solenghi, la capitana della Juventus Women Sara Gama, la rapper Big Mama, l’architetto Cino Zucchi che ha firmato la Nuvola Lavazza, inaugurata nel 2018. Tutti ritratti dal giovane e talentuoso fotografo di origini senegalesi Omar Victor Diop.

L’anno scorso Sinner si è inchinato soltanto a Djokovic in finale, quest’anno è lui invece il favorito numero 1, come il suo ranking: “La pressione è una sensazione molto bella, che tutti noi viviamo, a casa, in famiglia, sul lavoro. Qualcuno di noi la vive in campo, e a me non dispiace. È sempre una buona opportunità per mostrare qualcosa di diverso nel mio gioco, magari per migliorarlo. Mal che vada, noi giocatori perdiamo una partita. Se sbaglia un medico, ad esempio, è molto peggio... Sono anche molto competitivo, altrimenti non avrei fatto le scelte che ho fatto, fin da giovane. Ma lo siamo tutti noi sportivi”. Il singolo, però, non può vincere senza una squadra e Sinner lo spiega bene: “Senza il team non si può fare nulla, e soprattutto nei momenti difficili abbiamo tutti bisogno di aiuto. Il confronto fa crescere, dentro e fuori il campo. È però vero che alla fine scelgo io per me stesso”.

Non solo tennis, ma anche beneficenza per Jannik Sinner: “Proprio in queste settimane sto realizzando una mia fondazione, su cui però non posso ancora dire molto. Ogni giocatore ha una questione che lo appassiona e sui cui è concentrato: bambini e famiglie in difficoltà per qualcuno, natura e animali per altri. Ma tutti noi sappiamo quanto sia importante restituire alle persone e al mondo. È bene impegnarsi”.