Michele Di Gregorio: "L'Inter è il mio passato, ma non porto rancore"
“La vita mi ha dato e mi ha tolto. Ho mia mamma, mia sorella Angela, il mio zio paterno, la mia nonna materna: è un concetto più ampio, ma perdere il papà a 13 anni non è semplice. Mi ha dato tantissimo attraverso tutte le persone che ho avuto attorno. Mia moglie Samantha invece l’ho conosciuta dieci anni fa e mi è vicinissima. Sono cresciuto tra persone presenti”. Parla anche della sua vita Michele Di Gregorio nell’intervista a La Repubblica, lo fa aprendosi del tutto e parlando del suo presente, la Juve. La titolarità in campo non manca. “Chi me l'ha detto che il club mi voleva? Il mio procuratore, gli ho chiesto di ripetermelo con calma. Paura di non essere all'altezza? È stato più l'orgoglio di guarda indietro ai tempi in cui la Juventus e la Serie A sembravano lontani".
Dopo il salto dal Monza a Torino “mi sono trovato subito a mio agio, tant'è che quando sono tornato dal ritiro ho detto alla mia famiglia: questo è il mio posto — ha detto il portiere — Per assurdo, ci ho messo meno ad ambientarmi qui che altrove. Quando accompagno mio figlio Riccardo all'asilo passo vicino allo Stadium, non posso fare a meno di pensare che sono felice”. Sul rapporto con l’Inter “non porto rancore nei confronti dei nerazzurri — ha aggiunto —. Non dimenticherò mai come mi sono stati vicini quando ho perso mio padre a 13 anni. Sono arrivato che non avevo ancora 7 anni e l'ho lasciata a 19. Nei cinque anni di prestito mi ha permesso di rimanere in piedi. Non ho mai davvero creduto in un ritorno all'Inter. Se però fosse successo avrei voluto farlo dalla porta principale. La comparsa non l'avrei mai fatta".
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Di Gregorio viene da una famiglia tutti milanisti, “io però ho sempre ammirato più i giocatori che le squadre — ha detto ancora — Kakà, Abbiati, Zanetti e Julio Cesar, Buffon e Del Piero, la cui reazione allo schiaffo di Cufré per me ha un valore immenso. Ho ammirato Handanovic: un sogno allenarsi con lui e ricevere i suoi consigli”. Inter-Juve “non credo dirà realmente chi siamo — ha concluso — Siamo una squadra nuova e ci serve tempo".
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