Cuori rossi

Julio Velasco spalanca i porti e accusa il governo: "Dovrebbe esistere uno ius tutto!"

Sono giorni in cui l'immigrazione è il tema che riempie il dibattito politico: dai centri in Albania al caso Open Arms, fino ad arrivare alla email del sostituto procuratore di Cassazione, Marco Patranello. Un tema che sta esasperando il dibattito tra magistratura e governo. E proprio di immigrazione parla il ct dell'Italvolley Julio Velasco è entrato a gamba tesa per attaccare il governo sulla cittadinanza facile agli stranieri. "La pallavolo femminile per questioni sociologiche ha più ragazze di origine africana, ha qualche giocatrice come Fahr figlia di tedeschi, o Antropova figlia di genitori russi", ha sottolineato il ct dell'Italvolley. 

"Sono nate o hanno studiato in Italia, e a me sembra assurdo che io, grazie a mio nonno Schiaffino arrivato in Argentina a dieci anni, avrei potuto prendere la cittadinanza senza aver mai visitato l’Italia e parlato l’italiano. Invece non lo possono fare ragazzi e ragazze nate in Italia - ha spiegato il ct azzurro al Corriere della Sera -. Questa è un’idea vecchia di nazione e non di Paese che secondo me è assolutamente superata. Però sono bandiere politiche che si usano invece di prendere nota della realtà".

 

 

Secondo Velasco, la cittadinanza italiana verrebbe data ai figli degli immigrati in base alla convenienza sportiva. "Lo sport riflette una seconda ingiustizia: quando conviene, i figli di migranti diventano italiani. È quando non conviene che non diventano italiani - ha sottolineato Velasco -. Anche quei partiti che votano contro sono d’accordo se conviene. Quando sono semplici figli di migranti devono aspettare dieci anni”.

Infine quella che assume i connotati della sparata più grande. "Dovrebbe esistere uno 'ius tutto': ius soli, ius scholae, ius sport - ha tonato il ct -. Nel mondo di oggi un ragazzo che nasce, studia, lavora in Italia deve diventare italiano, e non ha senso che prendano il passaporto ragazzi che vogliono solo una possibilità: 'non si sa mai' si dice in Argentina sulla scelta di essere italiani o spagnoli, va bene, ma allora perché non può uno nato qua?”.