Panchine rotanti

De Rossi "pronto a tornare". Roma caos, questione di ore: cosa c'è dietro il nuovo ribaltone

Gabriele Galluccio

Da quando Baggio non gioca più non è più domenica, cantava Cremonini. Anche senza Totti il calcio è più triste, però c’è un tempo per ogni cosa nello sport come nella vita, e la stagione del Pupone è finita già da un pezzo. Sicuramente sarà stata una provocazione quella di Totti, che non può essere eterno come la città che lo ha innalzato a ottavo Re. «Ci sono state squadre di Serie A che mi hanno chiamato», ha dichiarato la bandiera giallorossa durante un evento organizzato da Betsson.

«Ammetto che mi hanno fatto venire un po’ di pensiero, di pazzia. Sarebbe difficile, ma nella vita mai dire mai. Ci sono giocatori che hanno giocato dopo tanti anni dalla fine della carriera. Se dovessi tornare in Serie Ami dovrei allenare molto bene», ha aggiunto Totti. Nessuno mette in dubbio che sia convinto di poter giocare in questo campionato anche a 38 anni, e forse a livello tecnico ha pure ragione. Però ovviamente c’è la questione del fisico che non può essere trascurata: Totti ha smesso nel 2017 e non potrebbe mai recuperare una forma anche solo accettabile per scendere in campo una manciata di minuti.

 

CAOS DILAGANTE

Da una bandiera all’altra, chi invece ha molte possibilità di tornare presto in campo, ma nelle vesti di allenatore, è Daniele De Rossi. È l’unico che può porre fine al caos dilagante nella Capitale, sponda giallorossa. Quello che è accaduto negli ultimi tempi è una barzelletta che però non fa ridere: De Rossi è stato cacciato da Lina Souloukou che è stata cacciata dopo pochi giorni dai Friedkin che adesso i tifosi vorrebbero cacciare. Sullo sfondo resta una squadra costruita male, che è costretta a scendere in campo con giocatori non da Serie A quali Zalewski e Celik e che colleziona una figuraccia dietro l’altra tra Elfsborg, Monza e Inter. La stagione si può ancora salvare, ma gli americani non sono i più svegli del quartiere e hanno perso la finestra perfetta per esonerare Ivan Juric (incolpevole per essersi ritrovato in una situazione senza soluzioni), non sfruttando la pausa nazionali per rimettere ordine nel club.

Adesso i Friedkin si ritrovano spalle al muro: la piazza li contesta aspramente, la squadra è allo sbando totale e non riconosce la guida di Juric, la classifica è triste sia in Italia che in Europa. De Rossi è la soluzione a tutti i mali, o meglio l’unico modo per rimettere ordine ai casini giallorossi: richiamandolo si toglierebbero tutti gli alibi ai giocatori, che sarebbero rimasti feriti e delusi dal suo esonero dopo appena quattro partite, e si placherebbero le ire dei tifosi. I Friedkin hanno pure il capro espiatorio perfetto, quella Lina Souloukou alla quale erano stati affidati pieni poteri, salvo poi silurarla quando ha preso la decisione più impopolare possibile, l’esonero di De Rossi.

Grazie alle dimissioni indotte è venuto meno l’ostacolo rappresentato dalla greca, adesso i Friedkin sono nella posizione di poter dare alla squadra e alla tifoseria esattamente quello che vogliono, ovvero il ritorno di De Rossi. Il danno collaterale è Juric, che pensava di potersi giocare finalmente le sue carte in una piazza importante. Il croato ha però fatto male i conti, perché Roma è il posto peggiore in cui poteva capitare in questo preciso momento.

I Friedkin non hanno ancora preso una decisione definitiva, per ora il ritorno di De Rossi è un’ipotesi: è ormai risaputo che gli americani, non solo quelli della Roma, sono lenti in certe cose.