L'intervista

Pecco Bagnaia, Giacomo Agostini: "Cosa deve fare se vuole la tripletta mondiale"

Leonardo Iannacci

Gli hanno dedicato persino un film. Un bel docufilm perla precisione che sarà presentato alla Festa del cinema di Roma mercoledì prossimo, 23 ottobre, e completerà l’opera agiografia su uno dei più grandi campioni dello sport mondiale: Giacomo Agostini, 15 volte iridato nelle moto, con 123 gran premi e 10 Tourist Trophy vinti, primati neppure scalfiti dai suoi eredi che portano i nomi fiammanti di Valentino Rossi e Marc Marquez.

Ago, pronto per la prèmiere del film diretto da Giangiacomo De Stefano?
«In realtà arriverò in extremis a Roma, ora sono in Australian, a Phillip Island, dove mi hanno invitato per il weekend del motomondiale. Girerò anche in pista con le mie vecchie care MV per un evento celebrativo. Il film è ok ma le moto rappresentano il mio mondo e sono sempre felice di tornarci».

 



Dopo l’odierna Sprint, domattina (ore 5, diretta Sky e streaming su Now, differita su TV8 alle 12.05) si corre un gran premio lungo da brividi: a quattro gare dalla fine vede Bagnaia tonico per il tris iridato?
«Sì, dipenderà da tante cose. I dieci punti di svantaggio da Martin sono un ostacolo ma per lui superabile».

Finora è stato un campionato piuttosto incerto, con diversi ribaltamenti e alcune cadute. Bello anche?
«Certo, i due si sono alternati più volte in testa alla classifica e questo ha fatto lievitare lo spettacolo delle MotoGp che un tempo era dato in flessione».

Chi deciderà la sfida mondiale?
«Chi farà meno errori. A questo punto mancano otto gare, quattro lunghe e quattro Sprint. Una caduta o una rottura meccanica potrebbero essere decisive.
Non ci sarà più possibilità di riparare eventuali inconvenienti».

Che aria si respira ai box a Phillip Island, a quattro gare dalla fine del Mondiale?
«La durezza della sfida si sente, la tensione è alta ma Bagnaia è abituato a questo clima».

Chi è favorito?
«Pecco è un pilota ragionatore, un po’ come ero io. L’ho sempre considerato un erede in tal senso. Martin, da spagnolo, è più focoso, più portato ad attaccare».

Lei ha affrontato mille situazioni del genere, cosa provava in finali così tesi?
«Pensavo: non posso più sbagliare. E Pecco deve pensare la stessa cosa».

Durante la stagione Bagnaia e Martin sono caduti molte volte. Come mai?
«Sono bravi, spingono sempre al limite e talvolta scivolano via. Non è come una volta che ti facevi molto male, le piste sono più sicure e ti portano ad andare sempre al limite».

Entrambi corrono su Ducati: il marchio bolognese non favorirà l’uno o l’altro, vero?
«Affatto. La Ducati è una casa motociclistica seria. Vincerà chi se lo merita».

Il fine settimana qui in Australia cosa potrebbe suggerire?
«Darà indicazioni importanti ma il mondiale si chiuderà a Valencia. La volata finale è più eccitante se il verdetto resta in sospeso fino all’ultimo».

Enea Bastianini sta facendo una bella stagione, vero?
«Mi piace il suo modo di attaccare e di aggredire».

E poi c’è stato il ritorno in grande stile di Marquez: l’anno prossimo lo rivedremo in lotta per il mondiale?
«Guida la moto dell’anno scorso ma è sempre lui. Nel 2025 sarà lì, non mollerà mai».

Del film “Ago” cosa ci può anticipare?
«Che ne sono orgoglioso, sono in pochi ad avere avuto una carriera così intensa e lunga come la mia. Sono felice che sia messa in questo docufilm che però, le dico la verità, vedrò integrale per la prima volta a Roma».

La sua vita è leggenda: quali sono stati i momenti top?
«La 200 Miglia di Daytona nel 1974. Era la prima gara negli Stati Uniti e la prima con una Yamaha due tempi, dopo gli anni trionfali con le MV quattro tempi».

Daytona fu la sua consacrazione?
«Sì. L’asso di casa, Kenny Roberts, disse: “ma chi è questo Agostini, il vero campione sono io”. Il giorno dopo, su quella pista sopraelevata, gli diedi una bella spazzolata. Finita la gara ero disidratato. Mi sdraiai per terra e Roberts si avvicinò: “ho capito, il campione sei tu, Giacomo. Scusa”».

La sua epopea, perché di questo si tratta, nel film viene celebrata anche con testimonianze che non si aspettava, vero?
«Sono delle sorprese, belle sorprese: ci sono parole di Freddie Spencer, Marc Marquez, Carmelo Ezpeleta, Marco Lucchinelli. Ma anche di Gianni Morandi che ha vissuto quei magnifici anni sull’onda del successo musicale. Non è andata poi così male a me e Gianni, vero?».