l'intervista
Sinner, Corrado Barazzutti: "Jannik è un grande, ma Alcaraz..."
Analitico e meticoloso come quando giocava, soldatino di una squadra azzurra in grado di vincere la prima Coppa Davis nel 1976, in Cile, Corrado Barazzutti è sempre da ascoltare quando parla di tennis. Attualmente segue Lorenzo Musetti, reduce da un’annata se non esaltante decisamente in crescita visti i risultati ottenuti: la semifinale a Wimbledon e il bronzo olimpico a Parigi sono segnali importanti arrivati dal talentuoso Muso. Ma Barazzutti non può esimersi da moti di soddisfazione per quello che sta combinando Sinner in quest’annata straordinaria.
Barazzutti, Sinner non finisce più di stupire, vero?
«Sì. E non solo per i grandi risultati che sta ottenendo, due Slam e tre 1000 vinti nel 2024 lo testimoniano, ma anche per i miglioramenti».
E tutto in pochi mesi: come è avvenuto?
«Grazie alla voglia di applicarsi e alla capacità del suo staff che gli sta dando consigli azzeccati».
Ieri ha superato Djokovic che ha detto di rivedersi in Sinner: anche lei ha l’impressione che Jannik stia per diventare il nuovo Nole?
«Decisamente sì. Sono due campioni che hanno molte caratteristiche in comune: amano colpire da fondo campo, muovono il gioco e lo comandano e non amano particolarmente scendere a rete».
Cosa ammira in Sinner?
«La solidità nel momenti decisivi, uno che vince 20 tie-break su 22 giocati vuol dire che sa bene cosa fare quando la situazione scotta».
Ieri la sua supremazia è sembrata impressionante...
«Djokovic non era al top fisicamente e lo si è visto nel secondo set quando è sceso di condizione».
Dove può ancora migliorare Sinner?
«Nel gioco a rete. Il servizio lo ha molto affinato e così la smorzata. Ma, ripeto, quello che non aveva due anni fa era la capacità di concentrazione e la mentalità vincente che ha acquisito. Non ha più le pause che aveva dimostrato, per esempio, nel 2022».
Il suo alter-ego dei prossimi anni sarà Alcaraz: come giudica i dominatori del futuro?
«Di Jannik abbiamo detto. Alcaraz possiede un arsenale di colpi oggettivamente più completo. Il suo tennis si avvicina molto a quello di Federer, è vario e in grado di generare maggiore versatilità anche nei momenti di difficoltà».
Alcaraz e Sinner: come slam stanno 4 a 2 per l’iberico ma, oggettivamente, chi è il più forte?
«Penso che lo spagnolo, se in giornata, abbia ancora qualcosina di più. Inoltre, non dimenticatelo, ha due anni in meno di Jannik e quindi la possibilità di alzare ulteriormente il proprio livello di gioco come ha fatto e sta facendo ora l’italiano».
Sinner ha vinto quattro volte contro Alcaraz, Carlitos otto contro l’italiano...
«Appunto. Alcaraz ha un tipo di gioco che può dare fastidio a Sinner. Il suo tennis poco monocorde e fantasioso come era quello di Federer famale».
Jannik può vincere le Finals di Torino?
«Assolutamente sì. Non ci arriva da numero 1?».
E con Musetti come siamo messi?
«Benino, Lorenzo viene da una stagione durante la quale ha fatto passi in avanti. Nel tennis alcuni maturano a 19-20 anni, altri a 25. Ci stiamo lavorando. Ricordate che Panatta ha vinto il primo Slam a 26 mentre Borg a quell’età si ritirò. L’età conta fin a un certo punto».
Lorenzo imiterà Sinner vincendo uno slam?
«Io penso proprio di sì, il miglioramento si è già visto quest’anno e il talento può portarlo a entrare nei primi dieci del mondo e poi a vincere un major. In fin dei conti c’è andato già vicino, arrivare nei primi quattro a Wimbledon non è impresa da poco, no?».