Il nuovo Bosman

Lassana, terremoto nel calcio: la sentenza della Corte Ue è la fine del calciomercato?

Gli appassionati di calcio lo ricorderanno per i suoi 3 buoni anni al Real Madrid, una decina d'anni fa abbondanti. Ma oggi Lassana Diarra potrebbe passare alla storia come l'uomo che cambierà il calcio europeo e mondiale, "rovinando" i club e "liberando" i calciatori dai vincoli del contratto anche se solo in determinate situazioni. Di fatto, l'ex centrocampista francese, 39 anni, 34 presenze in Nazionale tra 2007 e 2009, è un po' il Bosman degli anni Duemila e sembra destinato a dare il via a una rivoluzione copernicana.  

La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha stabilito questa mattina che alcune norme Fifa sui trasferimenti dei giocatori possono entrare in conflitto con la legislazione dell'Unione Europea relativa alla concorrenza e alla libertà di movimento. I giudici hanno di fatto riconosciuto la possibilità per un calciatore di lasciare un club indipendentemente dalla durata del contratto che lo lega a esso, annullando l'obbligo implicito di restare fino a scadenza del medesimo contratto anche in assenza di contropartite da altre società. Una liberalizzazione del  mercato con conseguenze potenzialmente clamorose sul cosiddetto player trading e sulle società che fanno cassa grazie al calciomercato.

La sentenza della Corte è arrivata dopo che Diarra ha contestato legalmente le norme Fifa a seguito di una disputa con un club risalente a un decennio fa. Diarra aveva firmato un contratto di quattro anni con il Lokomotiv Mosca nel 2013. L'accordo è stato rescisso un anno dopo, dopo che Diarra non era soddisfatto dei presunti tagli salariali. Il Lokomotiv Mosca ha fatto domanda alla camera di risoluzione delle controversie Fifa per ottenere un risarcimento e il giocatore ha chiesto gli stipendi non pagati. La Corte arbitrale dello sport ha stabilito che il club russo ha rescisso il contratto con Diarra "con giusta causa" e al giocatore è stato ordinato di pagare 10,5 milioni di euro. Diarra ha affermato che la sua ricerca di un nuovo club è stata ostacolata dalle norme Fifa che stabiliscono che qualsiasi nuova squadra sarebbe stata responsabile congiuntamente con lui per il pagamento del risarcimento al Lokomotiv. 

"Le regole in questione sono tali da impedire la libera circolazione dei calciatori professionisti che desiderano sviluppare la propria attività andando a lavorare per un nuovo club", ha affermato la Corte in una nota. L'ex giocatore di Chelsea, Arsenal e Real, che ha chiuso la carriera al Psg nel 2018/19, ha anche sostenuto che un potenziale accordo con il club belga Charleroi è saltato a causa delle regole Fifa e ha citato in giudizio la Fifa e la federazione belga presso un tribunale belga per danni e mancati guadagni di sei milioni di euro. Con la causa ancora in corso presso i tribunali belgi, il caso è stato deferito alla Corte di giustizia europea per una sentenza. Il caso Diarra, sostenuto dal sindacato globale dei giocatori FifPro, è passato attraverso gli organi giudiziari Fifa prima dell'elezione del presidente Gianni Infantino nel 2016, che ha reso prioritaria la modernizzazione delle regole del mercato dei trasferimenti.  

Intervistato da Fanpage, l'avvocato Felice Raimondo prova a chiarire le pieghe burocratiche di una sentenza molto complessa: "Non è che d'ora in poi i giocatori potranno stracciare i contratti a loro piacimento. La Corte di giustizia dell'Unione Europea ha detto una cosa diversa, ossia che i regolamenti Fifa, nei casi di interruzioni contrattuali senza giusta causa, non possono impedire a priori il trasferimento del giocatore (né mediante il mancato rilascio del CIT (certificato internazionale di trasferimento), né mediante responsabilità presunte che possano scoraggiare la circolazione del lavoratore). Questo vuol dire che nei casi di interruzione contrattuale senza giusta causa, il calciatore sarà libero di andare dove vuole. Ma la società che perde il giocatore resta libera di far causa sia al calciatore sia al club che lo acquista". Di sicuro però, conferma il legale, la sentenza dei giudizi europei sposta drasticamente il pallino dalle mani delle società a quelle dei giocatori.