Dopo il ricorso
Sinner, Adriano Panatta smaschera Wada: "C'è dietro una manovra politica", il gioco sporco
È tornato a parlare Adriano Panatta sul caso doping con al centro Jannik Sinner. Il campione del Roland Garros 1976 lo ha fatto dopo il ricorso annunciato dalla Wada, che manderà il caso al Tas di Losanna (il Tribunale Arbitrale dello Sport). Il tennista romano ha preso le difese del 23enne altoatesino nell’ultima puntata della Domenica Sportiva: “La Wada ha tutto il diritto di fare ricorso, però nelle sue motivazioni ha subito detto che Sinner non perderà né punti e né denaro nei tornei già affrontati — ha esordito Panatta — Questo vuol dire che anche secondo la stessa Wada, Jannik non si è dopato e questo era abbastanza chiaro anche per le quantità di quella Clostebol trovata nel suo organismo”.
Secondo Panatta, c’è la politica dietro alla scelta della Wada di fare ricordo contro Sinner: “La Wada l'ha fatto solo per una questione politica — ha infatti confermato il romano nella sua tesi — quasi come a rivendicare la propria esistenza”. Sarà quindi il Tas che dovrà dire la sua: “La cosa assurda è quella di dover giocare ad altissimo livello con questa spada di Damocle per una questione politica — ha concluso Panatta — Gli scienziati hanno detto che lui è innocente. Se venisse condannato, sarebbe la rivoluzione perché contrario a qualsiasi logica. Questo ragazzo è un esempio per tutti ed è pulito, spero che lo siano altrettanto quelli che lo devono giudicare”.
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Lo stesso Panatta è poi tornato a parlare del caso ai microfoni di Rai News 24: “La vicenda che ha colpito Jannik è ridicola, sì, è ridicola — ha concluso — Tutti hanno accertato la sua estraneità e la Wada ha chiesto una sospensione di 1-2 anni per ‘negligenza’. Questo solo per ‘battere un colpo’, per trovare uno spazio all'interno del mondo della comunicazione, una mera operazione politica. Con una pomata non ci si dopa. Tutto ciò che è stato fatto è orribile, Sinner è pulito, pulitissimo”.
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