Clostebol
Jannik Sinner, il caso-Paoletti: quel precedente che svela come andrà a finire
Chi pensava che il caso Clostebol con al centro Jannik Sinner fosse finito dopo la sentenza del Tribunale indipendente del tennis (Sport Resolutions), deve ricredersi, perché la Wada ha fatto ricorso (per motivi non noti) e il caso finirà dunque al Tas di Losanna. Ma senza nuove prove, sottolinea un articolo del Corriere della Sera, "il ricorso sarà un buco nell'acqua".
Al centro il contagio alla sostanza contenuta nel Trofodermin che il suo massaggiatore, Giacomo Naldi, usava durante Indians Wells per curarsi una ferita alla mano. Nello sport si registrano ogni anno tra 20 e 30 positività al Clostebol (l’1% del totale), il 3% nella categoria degli steroidi, un terzo delle quali in Italia. Per ribaltare la sentenza, la Wada dovrebbe dimostrare che il preparatore Umberto Ferrara non aveva comprato il Trofodermin alla Farmacia Ss Trinità di Bologna lo scorso 13 febbraio, come lui stesso ha dichiarato, oppure ottenere che uno dei due “garanti di Sinner”, sempre Ferrara e Naldi, ritratti la versione data nel procedimento di primo grado.
I motivi per sfuggire o meno a una condanna sono piuttosto chiari e il Corriere della Sera li ha ricordati. In primis Stefano Battaglino, che si prese quattro anni (pena massima) per aver indicato una fonte di contaminazione inverosimile (un massaggiatore dello staff di un torneo in Marocco, che avrebbe usato il Clostebol al posto dell’olio) non riuscendo nemmeno a portarlo in aula a testimoniare. I 18 mesi alla fondista norvegese Johaug hanno invece considerato che la crema le era stata prescritta dal medico del team (reo confesso), ma l’atleta ha pagato il non aver controllato l’evidente scritta “doping” sulla confezione.
Un altro italiano, Mariano Tammaro (numero 653 del ranking) ha pagato con 15 mesi con il Tas perché “pur inconsapevole, non si preoccupò di chiedere al padre e alla madre se la pomata con cui gli stavano curando la ferita fosse o meno dopante”. È andata peggio alla nuotatrice delle Bahamas Joanna Evans, che si beccò due anni dopo aver indicato la farmacia di Napoli e la data in cui comprò la crema per curare una piaga: Nado Italia scoprì che quel giorno la farmacia non aveva venduto nessuna confezione del prodotto.
Fu assolta invece Matilde Paoletti, altra tennista. Non sapeva che il cane che custodiva in assenza dei genitori era stato curato con Clostebol (Veterabol) per delle ferite, con pezze d’appoggio (referto ricovero dell’animale, prescrizione…) che lei documentò puntualmente. Stesso discorso per José Palomino dell’Atalanta, che aveva affidato il cane a un vicino che lo fece curare con il Veterabol.