Il ricorso della Wada
Sinner, Nicola Pietrangeli: "Perseguitato, cosa non mi convince"
Il miglior Perry Mason ideologico di Jannik Sinner è colui che altre volte lo ha un po’ stuzzicato, a tal punto da far pensare fosse geloso di lui: Nicola Pietrangeli. Ovvero il campione degli anni ’60 contrapposto in modo angolare al fuoriclasse moderno. Nella vicenda “perfida Wada” Nick, che sta spopolando con il docufilm “Nicola & Pietrangeli” su Raiplay, ha le idee chiarissime.
Lei ritiene che l’affaire Clostebol e questo ricorso Wada rasentino il paradosso?
«È roba surreale: Jannik è il più bravo del mondo, ha 23 anni e che bisogna avrebbe di doparsi?».
Come spiega il ricorso?
«Non lo capisco proprio, per me la vicenda era chiusa a doppia mandata un mese fa al momento dell’assoluzione di Sinner».
Lo ritiene un perseguitato?
«In un certo senso, sì. È un bravissimo ragazzo».
Cosa pensa della Wada?
«È una commissione che usa due pesi e due misure. Mi ricorda certa magistratura italiana. Con questo ricorso arrivato dopo settimane ha messo la patata bollente nelle mani del Tas, forse per pulirsi la coscienza».
Sinner è innocente al 100 per cento, secondo lei?
«No, al duecento per cento ed è costretto a vivere nuove settimana diciamo antipatiche».
Cosa non la convince in questa vicenda?
«L’assurdità della prima sentenza: Jannik assolto ma costretto a lasciare sul tappeto verde i 400 punti e i premi di Indian Wells. Che senso ha avuto? Se uno non è colpevole lo è per tutto. Questo scricchiola».
Un mese fa Sinner ha chiuso un occhio patteggiando, lei cosa avrebbe fatto?
«Avrei richiesta indietro anche i punti e il prize money».
Cosa pensa dei tanti colleghi che hanno ironizzato sulla assoluzione di Jannik? Primo della lista Kyrgios...
«Sono stupidamente gelosi e invidiosi. Aveva ragione Flaiano, si perdona tutto meno che il successo».
Sinner dà fastidio a molta gente: la sua residenza a Montecarlo, la fidanzata, ora gli contestano persino l’Audi 6 RS...
«Allucinante.Un’Audi da 250.000 euro, la cifra che lui si intasca in due partite. Perché non può permetterselo un ragazzo di 23 anni che se li è guadagnati giocando e vincendo?».
La morale da ricavarne?
«Che l’ideologia distorta e malignamente prevenuta può far male».
Come finirà il ricorso?
«Mi auguro di tutto cuore in una bolla di sapone. Sa quali danni farebbe l’assenza di Jannik, nel caso di una squalifica, negli Slam e nei grandi tornei? E anche in Davis». In questa nuova veste di avvocato difensore di Sinner lei stupisce...
«E perché? Ancora con questa storia? Mai stato geloso di lui, è un campionissimo e l’unica cosa che penso è che Sinner vincerà di tutto ma non supererà il mio ricordo di presenze in Davis: 164 partite giocate e 120 vinte. Quello resterà a Pietrangeli anche perché Sinner giocherà meno in Davis rispetto al sottoscritto ma per il resto auguro a Sinner tutto il bene possibile. Che la smettano di considerarmi un signore di 91 anni che schiuma rabbia per i trionfi di Jannik. Non è assolutamente vero».
Una cosa la invidia, però, a Sinner?
«Sì, i suoi 23 anni».