Caso doping

Jannik Sinner si sfoga: "Dichiarato innocente già tre volte. Ma..."

Leonardo Iannacci

Vogliono ammazzare Jannik ma Jannik è vivo. Francesco de Gregori e il suo Pablo non c’entrano, c’entra la Wada, ovvero l’agenzia mondiale antidoping che ha fatto ricorso ieri contro l’assoluzione del campione di Sesto Pusteria nell’annosa vicenda Clostebol. Una sorpresa per tutti, a cominciare da chi riteneva la faccenda chiusa a doppia mandata, Sinner in primis. Quella della famigerata commissione mondiale antidoping che deve pur far vedere di esistere ogni tanto, altrimenti chi ci lavora magari rischia di vedersi in mezzo alla strada, non ci sembra ricerca della verità ma una persecuzione maligna nei confronti di un campione che, pur essendo già stato giudicato pulitissimo nella vicenda doping che lo aveva colpito all’inizio dell’estate, è costretto a passare nuove settimane di passione senza capire il perché.

Ma cosa è accaduto nella notte fra venerdì e sabato? Che la Wada ha reso ufficiale con una comunicato di aver presentato appello al Tribunale Arbitrale dello Sport (Tas) di Losanna contro la sentenza di una altra corte, quella indipendente della International Tennis Integrity Agency (Itia) secondo cui il vincitore degli Australian Open e degli US Open non aveva «nessuna alcuna colpa o negligenza» per essere risultato positivo due volte a una quantità infinitesimale della pomata Clostebol durante il torneo di Indian Wells del marzo 2024. La Wada ha ufficializzato così la decisione di fare ricorso, con un comunicato secco mentre Sinner era stato già informato della cosa: «È opinione dell’agenzia che la constatazione di “nessuna colpa o negligenza” non fosse corretta ai sensi delle norme applicabili». È stata richiesta al Tas una squalifica tra uno e due anni.

 

 

RISULTATI
Non verranno comunque cancellati i risultati ottenuti in questi mesi: a parte i 400 punti e la semifinale di Indian Wells. E Sinner potrà continuare tranquillamente a gareggiare a Pechino, Shangai e oltre. Ma come ha reagito Jannik alla pugnalata nella schiena della Wada? Così: «Sono molto deluso e anche sorpreso, perché abbiamo avuto tre udienze. Tutte e tre le udienze si sono svolte in modo molto positivo per me». E poi: «Lo sapevo da un paio di giorni che avrebbero fatto ricorso e che la cosa sarebbe diventata ufficiale oggi. Difficile però capire cosa si guadagni a riguardare gli stessi documenti ancora». Infine: «Non possiamo controllare tutto, no? Non me lo aspettavo». Alcune considerazioni sui dettagli di quello che accadrà non prima di fine anno (le sedute del Tas di Losanna sembrano già occupate sino al 18 dicembre e i tempi perla definizione della vicenda si allungano) e sulle tremende contraddizioni di questo ricorso che riguardano il futuro del caso Clostebol, assurdamente riaperto: 1) il tribunale sportivo di Losanna dovrà dimostrare che ci sia stata una qualche forma di negligenza di Sinner, responsabile del suo staff e quindi del fisioterapista Naldi e del preparatore Ferrara che avevano causato la contaminazione della pomata tramite massaggio; 2) che ci sia stata qualcosa che modifichi la prima sentenza dei tre esperti medici di Itia che aveva dimostrato l’innocenza; 3) il ricorso potrebbe essere rigettato o accolto e, se accolto sarà decisa subito la squalifica di 1 o 2 anni; 4) l’eventuale decisione non sarà retroattiva, questo significa che i trofei e i prize money conquistati da Sinner negli ultimi mesi non andranno persi; 5) c’è il precedente del calciatore Palomino, assolto davanti al Tas. Tutto assurdo. Come ha sostenuto il presidente della Federtennis italiana, Angelo Binaghi: «Sono sicuro che l’appello della Wada avrà esito positivo, sancirà l’innocenza del ragazzo e metterà fine a questa vicenda restituendoci un campione nel pieno della sua serenità». Il bello è che Jannik, imbufalito di suo, pare comunque il più gelido di tutti, essendo un campione di ghiaccio, un uomo fatto seppur protagonista della storiaccia più surreale e inverosimile che il tennis ricordi. Maledetta Wada!