A porte chiuse

Sinner, Cahill svela il retroscena su Agassi: "Cosa mi ha detto su Jannik nello spogliatoio"

Darren Cahill non usa giri di parole e descrive per filo e per segno cosa è accaduto a Jannik Sinner in questi mesi mentre, schiacciato dal peso della vicenda doping, ha preparato la sua scalata agli Us Open. In un'intervista a Espn, il coach dell'azzurro, afferma: "Negli ultimi quattro mesi sono successe tante cose all’interno del gruppo e molte di queste sono ricadute sulle mie spalle. Ho cercato di dare il giusto peso alle cose e di mantenere il focus di Jannik Sinner su quelli che erano i nostri obiettivi. Gli ripetevo in continuazione che non aveva fatto nulla di sbagliato e che qualunque cosa fosse successa sarebbe dovuto rimanere a testa alta".

Poi parla di quel senso di liberazione dopo la fine del match con Fritz: "La mia reazione al successo di Jannik a New York è quella di un uomo anziano molto esausto. Nel team di Sinner io non sono l’allenatore più importante, che è Simone Vagnozzi, ma sono quello che ha più esperienza". E il lavoro del coach, in una fase delicata come quella attraversata da Sinner, è fondamentale: "Il mio lavoro è stato pure aiutarlo a maturare e a diventare la persona a cui tutti guardano, una figura dalla quale i bambini possano trarre ispirazione. Anche prima della finale gli ho detto che il modo in cui si è comportato nelle ultime settimane ha mostrato onestà e resilienza, deve essere molto orgoglioso di sé stesso. Ora è giusto che si diverta, se lo merita tanto".

 

 

Infine un retroscena che riguarda un re del tennis del passato: "In Australia era la prima finale in uno Slam ed era più teso. Forse c’erano anche più aspettative, perché aveva già battuto Medvedev un paio di volte. Prima della finale di New York stavamo parlando con André Agassi nello spogliatoio. Commentavamo il suo gioco, la sua mentalità e la compostezza che ha pure nei grandi momenti. Anche quando è stato messo alla prova nel terzo set della finale capivo che era convinto di poter tornare in gioco, cosa che poi è stato in grado di fare. Ha questa mentalità da campione, che molti giocatori non hanno. Lui, invece, ci è nato e ama quelle situazioni e quei momenti".