Olimpo

Jannik Sinner, lo sportivo italiano migliore di sempre? Il confronto con i grandi

Fabrizio Biasin

Il solo fatto che questa domanda non risulti ridicola («Jannik Sinner è il miglior sportivo italiano di sempre?») fa capire la dimensione del fenomeno. Poi, certo, siamo solo all’inizio, ed è esattamente questo il punto: se a 23 anni appena compiuti codesto signorino è già nell’Olimpo dei più grandi, pensate quel che può accadere da qui ai prossimi 2 lustri. E chi sono i più grandi? L’elenco è ovviamente soggettivo, ma neanche troppo.

Si tratta solo di stabilire le “regole d’ingaggio”. Diciamo che valutiamo il palmares, ovvio, ma anche l’epicità del personaggio (tradotto, quanto “tira” a livello mediatico) e pure il peso della disciplina (se, per dire, Pippo Pippotto ha vinto 34 Mondiali di mazzafionda, gli facciamo tantissimi complimenti, ma non lo inseriamo nella speciale graduatoria).

Sotto con i nomi, alcuni francamente doverosi. E quindi Alberto Tomba e le sue meraviglie, un tizio capace di fermare il Festival di Sanremo e di portare sulle piste decine di migliaia di appassionati. E quindi Valentino Rossi, il Dottore dei 9 titoli Mondiali, delle esultanze leggendarie, dei sorpassi e delle sfide (con Biaggi, con Marquez, con Lorenzo...), del Paese (Tavullia) che ci vai e capisci di cosa stiamo parlando.

 

E quindi Greg Paltrinieri e Federica Pellegrini, leggende del nuoto. E uno (Gregorio) ti resta in mente per la longevità della carriera e la fatica delle sue imprese (tra le altre, 5 medaglie olimpiche), e l’altra è un mix di crono fenomenali, medesima longevità, ma anche intrecci amorosi e dichiarazioni mai banali (il privato dello sportivo fa sempre la differenza. E torniamo a Tomba e alle sirene spiegate, per dire).

E ancora: c’è Valentina Vezzali che ha tritato medaglie a colpi di fioretto ma in una disciplina, la scherma, che per colpa nostra e solamente nostra acchiappa l’attenzione solo ogni 4 anni (Edorardo Mangiarotti, per dire, vinse 13 medaglie olimpiche e, quindi, che gli vuoi dire?). Lo stesso vale per Manuela Di Centa e Stefania Belmondo, fenomeni dello sci di fondo, una roba che le guardavi pattinare e percepivi la fatica. E uno preferiva la Manu, e l’altro faceva il tifo perla Stefy. Nel gruppo dei “fenomeni senza ribalta” ci mettiamo anche Arianna Fontana (Short track), Tony Cairoli (9 Mondiali nel motocross), Armin Zoeggeler (6 mondiali, 4 europei, 10 coppe del mondo, 6 medaglie olimpiche nello slittino). E più andiamo avanti a scrivere e più ci vengono in mente nomi: da Sara Simeoni e Pietro Mennea, leggende dell’atletica (ma al qui presente faceva impazzire anche il re dei 5 e 10 mila Totò Antibo), fino ai miti delle due ruote, Fausto Coppi, Gino Bartali e, certo, Marco Pantani che quanto a leggenda e “misticismo”, forse, li batte tutti.

«E i fratelli Abbagnale dove li metti?». E c’avete ragione anche voi, ché quello che hanno fatto costoro nel “due con” insieme a Peppiniello Di Capua è finito nell’enciclopedia dello sport, tra l’altro anche grazie a chi certe gare le ha raccontate (l’enorme- in tutti i sensi- Giampiero Galeazzi). Ah, giusto, Antonio Rossi, gran canoista: non ci siamo dimenticati di te.

 

E i calciatori? Si rischia sempre di fare confusione quando si mescolano i giganti delle discipline individuali con quelli “di squadra”, ma qui scegliamo un pedatore che più di tutti (oh, son gusti) ha fatto la storia: si chiama Roby Baggio, ha vinto un Pallone d’Oro (1993) con un ginocchio in meno e, come Jannik Sinner, ha trasformato la gentilezza in una delle sue armi segrete.

E torniamo a monte: Jannik Sinner è lo sportivo italiano più grande di sempre? Ancora no, ma è solo questione di tempo, perché ha dalla sua il curriculum, l’età, il pedigree, una disciplina praticata ovunque (al momento è l’italiano più famoso del globo) e un’educazione che non serve a battere gli avversari, ma ad abbattere i nemici decisamente sì. E tanti cari saluti all’australiano Nick Kyrgios, n°1 assoluto nel ranking degli invidiosi..