Campione
Jannik Sinner, il tormento dopo il trionfo: "Quei momenti sono ancora nella mia testa"
Spazza via Taylor Fritz in tre set, conquista gli Us Open - primo italiano nella storia del tennis a riuscirci - e si impone sempre più come numero 1 al mondo. Ma per Jannik Sinner il trionfo a Flushing Meadows è anche una liberazione, una vittoria che lo libera da un periodo difficilissimo: prima gli infortuni e poi, soprattutto, la vicenda Clostebol con tutti gli annessi, tra fango e accuse, che ha generato.
Già, quella vicenda ha pesato, eccome. Ha tormentato Jannik in tutti questi ultimi mesi, ben prima che la vicenda diventasse di dominio pubblico: l'altoatesino, infatti, ha dovuto conviverci, aspettare l'epilogo, poi positivo. L'assoluzione definitiva è arrivata solo una settimana prima degli Us Open, mentre il caso iniziava ad Indian Wells, lo scorso marzo.
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Di tutto questo peso, Jannik Sinner ne ha voluto parlare nella conferenza stampa che ha seguito la vittoria del suo secondo Slam in carriera. Lo ha fatto a modo suo, senza polemiche, senza togliersi sassolini dalle scarpe, senza rispondere per esempio agli insulti infamanti di Nick Kyrgios, che continua a martellare contro di lui.
Il ragazzo di San Candido ha infatti spiegato come tutto ciò che ha preceduto il torneo sia stato molto differente rispetto al solito: "Credo che non si possano paragonare perché sono state circostanze molto diverse, periodi diversi dell’anno. A Melbourne ho sentito come un sollievo. Nella mia mente, sapevo che stavo lavorando per ottenerlo, però non sai mai realmente se puoi vincere uno Slam o no", ha premesso.
"Quando ottieni il primo, sai di avere il potenziale. Qui invece è stato molto difficile perché l'avvicinamento al torneo non è stato facile. Sento di essere cresciuto partita dopo partita, il mio livello di fiducia aumentava ogni volta. Ho avuto più pressione che in Australia. Sono contento di come l’ho gestita", ha ammesso Jannik.
Poi, è entrato nel dettaglio della vicenda, parlando delle ombre del doping e di come sia riuscito a tenere botta fuori dal campo: "Quello che mi ha aiutato a farcela sono state le persone vicine, quelle che mi conoscono da quando sono piccolo, la mia famiglia e il mio team. Cerco sempre di stare vicino a loro, specialmente nei momenti complicati perché so che possono aiutarmi. Questi momenti complicati sono ancora nella mia testa. Non se ne sono andati completamente", ha rivelato Sinner.
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E ancora: "Quando sono in campo, cerco di concentrarmi sulla partita, cerco di gestire la situazione nel miglior modo possibile. Alla fine, cerchiamo sempre di migliorare come giocatori. Non è stato facile, questo è sicuro, ma ho cercato di concentrarmi, cosa in cui ho fatto un ottimo lavoro - ha ribadito -. È complicato spiegare tutto quello che ho passato negli ultimi mesi, non è stata solo la settimana precedente al torneo. È stato difficile per me godere di certi momenti. Il modo in cui mi sono comportato o sono entrato in campo nei tornei precedenti non è stato lo stesso. Chi mi conosceva sapeva che qualcosa non andava. In questo torneo sono riuscito a iniziare a ritrovare un po' me stesso come persona, indipendentemente dal risultato", ha concluso Jannik Sinner. Già, non era tutto a posto. E forse non lo è nemmeno ora, come spiega il diretto interessato. Ma la risposta data da Jannik sul campo è stata strepitosa, pazzesca. Forse, leggendaria.