L'intervista

MotoGp, Marco Lucchinelli: "Ecco perché ora Pecco Bagnaia rischia"

Leonardo Iannacci

Lo chiamavano Cavallo Pazzo perché era un simpatico anticonformista, in pista e fuori. Piaceva per quello all’inizio degli anni ‘80 quando il motomondiale si stava rilanciando dopo il ritiro dei re dei re, Giacomo Agostini. Marco Lucchinelli, fresco 70enne che non ha mai detto in vita sua quello che non pensa, ha vinto un clamoroso mondiale nelle 500 (le MotoGp di oggi) nel 1981 e vissuto due o tre vite. Spericolate anche, come quella che Vasco Rossi cantò al Festiva di Sanremo del 1982, serata nella quale Marco, da campione di motociclismo in carica, si cimentò poco dopo il Blasco. Proprio così: Lucchinelli è stato pilota ma anche viveur, cantante, attore, personaggio e sempre protagonista. Ha vissuto da iconoclasta mai banale. Ma ha anche conosciuto il dolore vero: prima un arresto in seguito a una storiaccia di droga che lo coinvolse nel 1991, poi la tragica scomparsa del figlio Cristiano.

Lucchinelli lei le ha viste proprio tutte, vero?
«Nella mia vita ho conosciuto il dolore, fatto cose bellissime e anche cazzate, lo ammetto. Che, però, ho pagate in prima persona e senza chieder conto a nessuno».

 



Le moto sono inevitabilmente ancora dentro di lei: le va di analizzare il mondiale (oggi la gara Sprint in diretta tv alle 15 su Sky Sport Uno) che fa tappa a Misano?
«Eccome, anche perché ho alcune cosette da dire e vorrei approfittarne».

Ad esempio?
«Ai telecronisti suggerisco di smetterla di fare i tifosi e di raccontare quello che succede con il giusto equilibrio. Alcune volte mi collego con le tv straniere per seguire le gare non in italiano».

A cosa si riferisce?
«Avarie cose notate durante le telecronache piuttosto di parte. Prendiamo l’incidente fra Bagnaia e Alex Marquez: ora c’è anche il Var, nel senso che i replay ti fanno vedere un incidente da varie inquadrature. Possibile che non sia stato interpretato bene quello che è successo?».

Ovvero? Pecco ha anche chiesto scusa per le parole che ha detto contro Alex. Non per l’incidente, però.
«E ha fatto bene. Poteva risparmiare certe accuse dure nei confronti del pilota spagnolo. Pecco, poi, poteva evitare quel crash: perché a sei giri dalla fine non ha ragionato, provando a sorpassare Marquez un paio di curve dopo? L’avrebbe infilato con tutta calma».

Parla lei che, ai suoi tempi, avrebbe tentato il colpaccio tre curve prima vista l’irruenza che la contraddistingueva...
«Vero. Ma di Lucky ce ne è stato uno solo. E per la voglia di essere sempre me stesso, lo ammetto, ho vinto solo un mondiale e non tre».

Bagnaia sembra un po’ in difficoltà, vero?
«Lo vedo effettivamente meno tranquillo perché ora si deve guardare da due rivali: oltre a Martin è rientrato in classifica Marc Marquez».

Cliente pericolosissimo?
«Marc è un fulmine, quando parte settimo o ottavo e rimonta fino a vincere mi fa impazzire».

Quest’anno potrebbe acchiappare il nono mondiale?
«Ad Aragon era sinceramente la sua pista. È in palla, vero, ma deve trovare le condizioni giuste, ad esempio se qui a Misano piove e la pista è umida, Marc può fare un altro miracolo».

Possibilità che Pecco faccia il tris nel mondiale?
«Oggi ha il 50% di probabilità. Deve ragionare di più, quello che non ho fatto sempre io».

Quali piloti le piacciono nelle MotoGp?
«La Bestia, Bastianini ha un approccio alle gare simile al mio, aggressivo e sempre all’attacco. E poi Bezzecchi».

E quali non la convincono?
«Non sopporto i piloti-femminucce che vanno a lamentarsi dai giornalisti. Ai miei tempi, dopo un episodio simile a quello fra Bagnaia e Alex Marquez, ci si chiariva. Non correvamo a piagnucolare in televisione o dai giornalisti».

Lei non è mai stato un pilota ragionatore e adesso consiglia di esserlo?
«Dagli errori si impara. E, poi, ho 70 anni. Il motociclismo l’ho sempre preso di petto, io».

Anche la vita?
«Sì. Ho fatto cose belle e, come ho detto,qualche scivolata. Che, però, ho sempre pagato caramente».

Da campione del mondo è andato persino al Festival di Sanremo a cantare. Perché quella che parve una follia da vero Cavallo Pazzo?
«A posteriori avrei fatto bene a spendermi meglio. A gestire anche il post-mondiale. Ma quel Festival è stata un’esperienza comunque interessante».

All’Ariston si esibì dopo Vasco e prima della coppia Al Bano e Romina. Da Vita spericolata a Felicità...
«Sensazioni che fanno entrambe parti della mia esistenza. La canzone si chiamava Stella fortuna».

Lei ha avuto una stella nella sua esistenza?
«Nel 1982 ero passato dalla Suzuki alla Honda e fui coinvolto in un tremendo incidente mentre lottavo con Uncini in pista. Uscii con lo scafoide fratturato e varie contusioni. Ma mi salvai. Cosa significa Lucky in inglese?».