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Szczesny, schiaffo dopo l'addio alla Juve: "Quando parlava ci mettevamo le cuffie"

Ha detto addio al calcio, per una voglia che mancava dopo l’addio alla Juve e per essere più vicino alla famiglia. L’ex portiere bianconero Wojciech Szczesny si gode la vita e intanto ha raccontato un episodio curioso riguardante il vecchio compagno Leonardo Bonucci (che come lui ha detto addio ai campi al termine dell’ultima stagione). Il polacco lo ha fatto nel corso di un'intervista rilasciata a Luca Toselli, pubblicata sull'account Youtube di quest’ultimo, rispondendo inizialmente alla precisa domanda sul perché non avesse avuto la fascia da capitano: "Non gioco bene quando sono troppo carico”. Mentre Bonucci ogni partita “si caricava parlando con la squadra — ha detto — A me e De Ligt proprio non piaceva e mettevamo le cuffie".

I messaggi motivazionali, insomma, non facevano parte del polacco, che preferiva restare in disparte, in silenzio, per concentrarsi da solo, a suo modo: "Io odio la carica prima della partita negli spogliatoi — ha spiegato — Ero molto amico con De Ligt e anche lui nella preparazione della partita era molto simile a me, ci facciamo i ca**i nostri e ci prepariamo per la nostra partita. Bonucci era proprio il contrario”. E ancora: "Ogni partita si caricava parlando con la squadra. Io ero tre posti da De Ligt e ogni volta che Leo esagerava dicevamo ‘Oh no' e mettevamo le cuffie per non sentire le cose". Un atteggiamento che chiaramente però il portiere non aveva durante la partita: "In campo sì, per dare informazioni ai difensori, ma non per caricare la gente — ha spiegato — La motivazione è una cosa profonda, se un altro da esterno ti deve caricare non è giusto, cosa ti posso dire io per farti dare di più?". 

 

 

Allegri aveva capito benissimo questo lato caratteriale di Szczesny e il portiere polacco lo spiega: "Era una masterclass di Allegri questa — ha detto — Il mister sa che io non gioco bene quando sono troppo carico. Quando faccio un discorso allo spogliatoio, perché sono troppo carico e inca**ato, non gioco bene e lui lo sa". Il tecnico livornese così ha deciso di non dargli più quella fascia: "Lui ha capito che dovevo rilassarmi e non doveva darmi responsabilità, quando sono troppo motivato non è un buon segnale".