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Roma, la verità sulla "favola" Dybala: ciò che nessuno ha detto

Gabriele Galluccio

La favoletta di Paulo Dybala che rifiuta all’ultimo momento l’offerta della vita e resta a Roma per ragioni di cuore è commovente, ma è appunto una favoletta. La realtà è ben diversa, molto meno poetica. D’altronde il calcio è da sempre intriso da una certa dose di romanticismo, quindi questa storia di Dybala è facile da vendere e genera enorme entusiasmo tra i tifosi. Il primo effetto tangibile è che l’Olimpico domani sera sarà strapieno per rendere omaggio a Paulo, nuovo “core de Roma”. La ricostruzione dei fatti è più o meno la seguente: l’argentino si era rifiutato più volte di ascoltare le sirene saudite, determinato a rimanere in un club in cui viene trattato come un re. Dybala è un campione, un calciatore dal talento sopraffino e al tempo stesso fragile. Senza gli infortuni che lo tormentano ogni anno giocherebbe a ben altri livelli, ma proprio per questo la Roma è perfetta per lui: è una piazza che si bea delle sue magie senza pretendere molto. E comunque per una squadra da quinto-sesto posto Dybala è un lusso, al punto che pure senza giocare sempre riesce a fare la differenza: da quando è approdato nella Capitale è il capocannoniere giallorosso (34 gol), il miglior assistman (17), quello che crea più occasioni per i compagni (33) e che tira di più in porta (67). È un leader tecnico a tutti gli effetti, oltre che un punto di riferimento per i compagni e per i tifosi.

VALUTAZIONI PRECISE
La Roma però aveva fatto delle valutazioni ben precise in sede di mercato: è vero che Dybala è il miglior calciatore in rosa ed è un simbolo, ma è altrettanto vero che sta per compiere 31 anni e che tra 14 partite sbloccherà il rinnovo automatico a 7 milioni netti più 2 di bonus. Cifre enormi per un club che sta cercando di abbassare il monte ingaggi e di investire su giocatori più giovani e rivendibili in futuro. Per questo motivo nelle ultime settimane la Roma aveva spinto fortemente Dybala a cedere alle lusinghe saudite, con l’Al-Qadsiah che era arrivato a offrirgli un triennale da 75 milioni. Sembrava tutto fatto, con il calciatore che dopo una lunga riflessione si era convinto a farsi ricoprire d’oro, anche se è evidente che i soldi non fossero una priorità per lui. L’inghippo si è presentato quando gli arabi hanno offerto la miseria di 3 milioni alla Roma: una cifra oltraggiosa, lontanissima dai 15-18 milioni messi in preventivo dal club per la cessione.

E così non se n’è fatto più nulla, con il calciatore che di certo non si è stracciato le vesti per la permanenza nella Capitale, visto che non se ne sarebbe voluto andare fin dal principio. Per la Roma la vendita di Dybala sarebbe stata sensata solo se, tra stipendio risparmiato e costo del cartellino, avesse ricavato una trentina di milioni da investire sul mercato per completare la rosa. Adesso la permanenza di Dybala crea un rebus tattico: lui e Soulé sono praticamente lo stesso calciatore, e c’è pure Baldanzi che ha quelle caratteristiche. Come si fanno convivere con successo Dybala e Soulé? A questo dilemma dovrà trovare risposta Daniele De Rossi. Però i grandi allenatori insegnano che è meglio avere questioni del genere da affrontare. L’abbondanza di qualità tecnica non è mai un vero problema, poi in questo caso c’è la volontà dei due argentini di giocare a tutti i costi insieme, quindi è evidente che non sono interessati a pestarsi i piedi. Alla fine di tutta questa storia abbiamo capito che i sauditi sono dei quaquaraquà: offrono la luna e le stelle ai calciatori e agli intermediari e poi non vogliono pagare i cartellini ai club... E allora a certe condizioni ha fatto bene la Roma a tenere Dybala, che sarà anche un grosso peso a bilancio, però fa sognare ed entusiasmare la gente. Mica è poco di questi tempi.