Bene, bravo

Juventus, Thiago Motta non è Allegri: uno sconosciuto apre la nuova era

Claudio Savelli

La rivoluzione inizia prendendo un ragazzo della seconda squadra, Mbangula, 20enne belga di origini congolesi arrivato nel 2020 dall’Anderlecht per 390mila euro, e schierandolo titolare. E questo segna alla prima occasione tra i grandi, dopo un percorso in Under 17, Primavera e Next Gen, con un movimento da ala pura, di quelle che la Juventus sta cercando sul mercato: rientro e tiro, sfruttando le mezzelune a portare via l’uomo di Vlahovic e Yildiz, i due attaccanti scelti. E i discorsi sui giovani a cui manca esperienza?

Spariti. Non bisogna più mandarli al prato? No, no, se sono buoni giocano. Allegri professava un calcio semplice e con i discorsi di cui sopra lo rendeva complesso. Thiago Motta semplifica il calcio allenando la complessità. Trovare le differenze, intanto il popolo della Juventus sembra aver concesso al nuovo allenatore il beneficio del dubbio, approcciandosi con la curiosità di chi vuole scoprire questa creatura strana, quella del tecnico giovane e in ascesa, dopo annidi Sarri e Allegri e Pirlo che di gavetta ne aveva fatta zero.

 

 

La rivoluzione è stata accolta e, dopo il gol di Mbangula, abbracciata. Lo Stadium non ne poteva più, evidentemente, del non-calcio degli ultimi anni. E ha finalmente capito che vincere non è l’unica cosa che conta, ritornello ripetuto da quelli in carica in precedenza, allenatore e dirigenza tutti compresi. Thiago Motta è diverso. Thiago Motta è estraneo al mondo Juventus, ne è addirittura stato oppositore quando giocava nell’Inter, e di carattere è uno che se ne frega del contesto in cui opera.

Dicono al bar che un allenatore deve mettersi a studiare e rispettare la storia del club che lo accoglie, soprattutto quando è più grande di lui. Ecco, a Thiago non interessa. Allenerà la Juventus come il Bologna e il Bologna come lo Spezia. È stato ingaggiato per essere se stesso da una dirigenza che vuole essere diversa da quella di prima, da tutte quelle precedenti, allora è giusto che sia se stesso.

Poco show fuori dal campo, tanta sostanza in campo, inteso come quello d’allenamento perché la partita ne è soltanto un riflesso. Altrimenti non funzionerebbe un Mbangula qualunque lanciato nella mischia che mischia non è più. È qualcosa di organizzato, tant’è che poi Weah, pur su una gamba sola, raddoppia chiudendo verso l’area esattamente come aveva fatto il dirimpettaio, seppur uno con la palla al piede e l’altro senza. La rivoluzione di Motta potrà andare a buon fine o fallire, non si sa, ma è cominciata. E questa è già una notizia considerando che il contesto è la Juve.