L'atleta

Jannik Sinner, allarme di Adriano Panatta: "Quattro Slam contro uno, che rischio corre"

Leonardo Iannacci

A 23 anni Roger Federer aveva appena vinto il suo secondo torneo di Wimbledon e si stava preparando per dare l’assalto agli US Open con già tre Slam in cassaforte. Meglio era andata a Rafa Nadal nel 2009, al compimento del suo 23esimo genetliaco: il mancino maiorchino aveva già conquistato quattro Roland Garros, un Australian Open e anche un Wimbledon.

Nole Djokovic, invece, a 23 anni doveva ancora rovesciare sul tappeto verde del casinò tennistico tutte le sue eccezionali carte, i 24 assi che lo hanno poi proiettato in vetta a tutte le classifiche, essendo il campione che ha vinto più Slam nella storia: 24 contro i 22 di Nadal e i 20 di King Roger. Djokovic era ancora fermo all’unica vittoria agli Open Australia. Questo pistolotto matematico serve a introdurre una considerazione sul numero 1 del mondo che, ohibó, è italiano, per la precisione nato a Sesto Pusteria, e ha appena compiuto la stessa età alla quale facevamo riferimento citando i tre mostri sacri del tennis del nuovo millennio: 23 anni.

 

 

 

GRANDE DONO

Jannik Sinner, difatti, è venuto alla luce il 16 agosto del 2001. Quel giorno Siglinde e Hanspeter Sinner erano alle stelle: avevano appena ricevuto in dono il primo figlio che avrebbe fatto compagnia a Mark, il ragazzo russo adottato qualche tempo prima e che faceva già parte della famiglia. Jannik è stata un’inattesa benedizione dal cielo e ha rappresentato la luce in quella casa nella quale viveva papà Hanspeter, classe ’64, apprezzato cuoco nel rifugio Fondovalle della Val Fiscalina, insieme a mamma Siglinde che gli dava una mano nelle vesti di cameriera. Ventitrè anni dopo quel 16 agosto 2001, Jannik ha festeggiato il compleanno dall’altra parte dell’Oceano, nell’Ohio, in una Cincinnati così torrida da far rimpiangere al campione di Sesto l’aria fresca della Val Pusteria. Ieri avrebbe dovuto giocare contro Thompson, che però si è ritirato per un problema a una costola, spalancandogli le porte dei quarti di finale.

Ebbene, a 23 anni Sinner ha di che essere felice anche se la sua regola resta sempre quella di migliorarsi, di crescere, di lavorare sul campo. Alla sua età è già non un numero 1 ma “il” numero 1. «Non deve mai farsi prendere dalla frenesia se Alcaraz, che ha un anno in meno, ha già vinto quattro Slam e lui uno solo. Si vince quando si vince, io il Roland Garros l’ho centrato che di anni ne avevo già 26. E Jannik ne vincerà altri di tornei top», ci ha detto Adriano Panatta con filosofia.

Continuando con la nostra ricerca tennistica abbiamo scoperto che, a 23 anni, Nicola Pietrangeli ha centrato il primo Roland Garros ma non la Coppa Davis che Jannik ha già vinto a 22. E che Rod Laver, asso al pari di Roger Federer, a quell’età aveva due soli Slam nel carniere: Australian Open e Wimbledon.  Dopo, il grande aussie avrebbe fatto sfracelli inaugurando con il suo elegante e nobile mancino il tennis moderno. Lo testimoniano gli 11 Slam vinti. A quota 14 grandi tornei conquistati, sette dei quali a Wimbledon, c’è Pete Sampras che a 23 anni suonati ne aveva già fatti suoi cinque, di cui tre sull’erba londinese.

SUCCESSI STRESSANTI
E Bjorn Borg? Precocissimo, a 23 anni vantava già quattro successi al Roland Garros e quattro a Wimbledon. Poi, però, si ritirò stressatissimo a 26 prigioniero di una depressione tennistica che gli causò seri problemi anche nella vita normale. E Loredana Bertè, sua futura ex-moglie, può testimoniarlo con aneddoti piccanti. Il rivale numero uno di Borg è stato John McEnroe: all’età di Sinner si era portato a casa tre US Open e un Championship a Wimbledon. Ma anche SuperMac ha poi dovuto fare i conti con un’esistenza post-tennis problematica. A proposito di vite non sempre in discesa, chiudiamo con un altro superasso: il 23enne Andrè Agassi, che si sarebbe poi purificato l’anima nel libro-confessione Open per trovare serenità al fianco della moglie Steffi Graf, aveva fatto suo soltanto un torneo a Wimbledon. La fretta è davvero cattiva consigliera. Panattone ha ragione, Jannik ne segua le sue veroniche filosofiche.