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Serie A, l'ora della mestizia: la missione è tagliare le rose, cosa può accadere

Claudio Savelli

La strada più breve per ridurre un monte ingaggi, obiettivo che tutti i club devono raggiungere per sopravvivere, è abbassare il numero di giocatori sotto contratto, quindi avere una rosa ridotta all’osso. Fare il contrario di ciò che fa il Chelsea, insomma, caso più unico che raro di assembramento di calciatori (ne risultano 42 nella rosa dei Blues, che pure non cedono i diversi Lukaku fuori dal progetto). Peccato che per le cinque squadre impegnate in Champions le partite aumentino e sia sempre più elevata l’intensità delle stesse lungo la stagione, dunque la rosa ridotta ai minimi termini diventa un rischio troppo grande. Ci vuole una via di mezzo che sembra essere stata fissata in 24-25 elementi così divisi: tre portieri e 21 o 22 di movimento, ovvero due per ruolo più uno o due jolly.

Ma non è facile arrivare al numero magico considerando che siamo ancora in periodo di transizione dai contrattoni dello scorso decennio. Cedere i giocatori che guadagnano cifre spropositate è pressoché impossibile, come dimostra la Juventus con i vari Chiesa, McKennie, De Sciglio, Rugani e Szczesny, tutti messi alla porta eppure tutti ancora lì.

 


Non è semplice nemmeno vendere i rientranti dai prestiti che si sentono al passo decisivo della carriera, vedi l’Inter che non è ancora riuscita a convincere Satriano a partire. Molti tifosi si domandano qual è la ragione per cui il Milan presterebbe Kalulu alla Juventus, senza incassare poi più di tanto nell’immediato essendo l’accordo per un prestito (a 3,5 milioni) con diritto di riscatto (a 14): ogni uscita libera spazio a bilancio anche se non porta un guadagno economico.

Vendere è la cosa più difficile e lo si può notare dalla quantità di giocatori nelle rose della serie A. Nonostante gli sforzi è ancora alta: risultano 619 calciatori nei 20 roster per una media di 31 in ogni squadra. Le grandi che in teoria hanno un bacino più ampio in realtà sono in piena media: 29 giocatori compongono l’attuale rosa dell’Inter, 28 ne conta il Milan, 31 la Juventus, 29 il Napoli, 30 la Fiorentina, 31 la Lazio. È sovrappopolato il Bologna con 33, motivo per cui Sartori sta cercando di piazzare qualcuno prima di chiudere gli ultimi colpi.

Sono le medio-piccole ad essere piene di giocatori. L’Udinese supera ogni logica con 38 elementi attualmente in rosa, forse perché con il Watford e il Granada, gli altri due club di proprietà della famiglia Pozzo, c’è un discreto viavai e in qualche modo si risolve l’abbondanza. Anche il Genoa, il Verona e il Lecce con 35 tesserati in prima squadra sono sproporzionate, infatti Gilardino ha chiesto sì rinforzi per sostituire Retegui ma anche un taglio alla rosa. Anche Galliani ha avvisato che nel Monza sono in troppi, ad oggi in 32, così come Fabregas sta pregando per uno snellimento dei 33. Ci sono anche dei paradossi opposti.

Ad esempio l’Atalanta e la Roma come quantità sono perfette ma come distribuzione dei giocatori nei vari ruoli non lo sono affatto. De Rossi ha stranamente dichiarato di averne troppi ma forse bisogna interpretare le sue parole in un averne ancora troppi fuori dal progetto. In ogni caso è un promemoria: l’overbooking non è un problema solo della società ma lo è anche per il lavoro quotidiano in campo. In trenta o più ti alleni male perché devi escludere qualcuno, nascono malcontenti, le esercitazioni si complicano e si moltiplicano i tempi morti nelle sedute. Meglio pochi ma buoni, insomma. Nel calcio come in tutte le cose della vita.