Coerenza?

Parigi 2024, la sinistra ignora i trionfi dei cubani in fuga dal regime

Federico Danesi

Ci sono uno spagnolo, un portoghese e un italiano, ma non è una barzelletta. Anzi, è una storia molto seria, quella del podio olimpico nel triplo maschile che ha un’unica matrice ma tre vicende di vita molto serie che portano tutte in una direzione unica. Jordan Díaz Fortun, Pedro Pablo Pichardo e Andy Díaz sono tutti cubani doc e nessuno veste quella maglia. E c’è una parte della politica italiana che nemmeno se ne accorge o fa finta di non vederlo (ad eccezione del governatore della Toscana, Eugenio Giani, che subito si è complimentato con Andy, livornese d’adozione: «La Regione lo ringrazia e si congratula con lui anche per la toccante vicenda umana che lo riguarda»).

Tutti scappati dai Caraibi per un’altra vita lontana dal castrismo. «Non ne potevo più», ha raccontato Andy, «là decidono tutti i dirigenti». Espatriati, certo, ma anche perfettamente integrati. Pichardo veste con orgoglio da anni la maglia portoghese, ha regalato al suo Paese l’oro a Tokyo 2021 e ha anche aperto una strada. Perché Díaz Fortun invece è spagnolo solo dallo scorso giugno e ha debuttato agli Europei di Roma. Il nostro Andy, invece, nemmeno quelli perché la pratica per il suo passaporto italiano è stata lunga, anche molto travagliata. Arrivato in Italia dopo le Olimpiadi nipponiche (saltate per infortunio) fuggendo dalla spedizione cubana che aveva fatto sosta a Madrid, è stato “adottato” da Fabrizio Donato, ex grande azzurro del salto triplo (bronzo 12 anni fa a Londra). Ma questo da solo non bastava, senza i documenti che attestassero la sua nuova vita. Iniziata «senza neanche niente da mangiare, senza soldi», ha dormito per strada, a Roma, per terra accampato fuori dall’Ufficio Immigrazione aspettandoli e lo racconta senza vergogna. In effetti il 23 febbraio dello scorso anno ha ottenuto la cittadinanza italiana, dopo una delibera del Consiglio dei ministri (ma si erano mossi il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi e il Coni) ed è stata una liberazione. Ancora di più, da quando veste i colori delle Fiamme Gialle della Guardia di Finanza.

 



IL PERCORSO
Fabrizio Donato gli risolve tutti i problemi di vita fuori, le figlie lo accolgono come fratello maggiore, lui li ripaga in pista. E sono riusciti anche a far arrivare in Italia la mamma di Andy, che non vedeva da quasi due anni. A sinistra però, nessuna celebrazione. E nemmeno a Cuba, che ha chiuso con 9 medaglie e due soli ori. «Durante il viaggio di ritorno dall’Olimpiade di Tokyo mi ha cercato su Instagram chiedendo aiuto- raccontava lo stesso Donato sulla Gazzetta - Cosa avrei dovuto fare? Non sapevo nulla di accoglienza. Mia moglie (l’ex quattrocentista azzurra Patrizia Spuri, ndr) ha accettato di ospitare in casa uno sconosciuto da un giorno all’altro ed in meno di due anni è diventato il nostro terzo figlio. Poche settimane fa l’ho accompagnato in aeroporto per riabbracciare la mamma. Sono tanti i ragazzi che come lui scappano per rincorrere i loro sogni, la libertà ed il sorriso». Lui, Andy, ha dedicato la vittoria al nostro Paese: «Lo avevo promesso all’Italia e a tutte le persone che mi hanno sostenuto. Il mio percorso in Italia è sportivo, ma soprattutto umano».