Balle e fango

Angela Carini diventa il bersaglio della sinistra: "Meloniana e frignona"

Fabio Rubini

Fossimo nei panni di Angela Carini ci affretteremmo ad indossare un impermeabile bello robusto e ad aprire subito l’ombrello: la macchina del fango della sinistra italiana - e dei media che l’appoggiano - ha azionato i ventilatori e li sta facendo girare alla massima velocità. Il problema per lei non è più se ha o non ha combattuto.
No, una volta capito che l’opinione pubblica italiana stava con Angela e non con l’algerina Khelif, la sinistra ha cambiato narrazione: Carini non è cattiva perché si è ritirata dopo 46 secondi, ma perché ha orchestrato una messa in scena per assecondare il governo di “destra”. Le prove? L’amicizia con don Maurizio Patriciello e l’incontro cordiale avuto con Giorgia Meloni («Mi ha accolta come una mamma»). A lanciare la crociata è stato il sito Fanpage (lo stesso dell’inchiesta “Lobby nera”, poi finita in nulla), che in una ricostruzione degna di un film di spionaggio è riuscita a montare un caso dal colloquio Carini-Meloni. Sebbene in serata, proprio lo stesso sito, abbia raccolto le parole di Angela che si augura che «la mia avversaria vada in finale e vinca». Sportivamente, altro che complotto.

Eppure, riportando fantomatiche voci che “girano” a Napoli, la tesi è che fosse tutto premeditato. Compreso l’addio alla boxe annunciato nell’intervista a La Stampa. Tutto partirebbe dalla frase che Meloni dice a Carini: «Un giorno guadagnerai quello che meriti». E allora visto che la pugile è amica di don Patriciello (parroco di Caivano) che a sua volta è un supporter di Meloni, Angela sarebbe in pole position per andare a gestire il centro sportivo della Polizia di Stato (Arma della quale fa parte) che si trova al Parco Verde di Caivano, la zona rimessa a nuovo «molto politicamente», scrive il sito, quale «manifesto della cura-Meloni». Diabolico.

 

 

 

Anche un altro sito - il Napolista - da giorni verga articoli contro la pugile di Afragola (non si capisce se solo per motivi politici o anche per scaramucce interna ai vari clan pugilistici che rivaleggiano in zona). Tra i tanti segnaliamo un editoriale dal titolo esaustivo: «O fai la protesta o non la fai, così Carini ha solo regalato un assist a Salvini e Vannacci». Capito?

Poi c’è il web che seguendo l’andazzo definisce la pugile italiana «piangina», «amica dei fascisti» e via di questo passo. Anche in Algeria non ci vanno leggeri. Il quotidiano online Echorouk la definisce «il serpente di Roma» che «sostiene l’Occidente razzista e vendicativo». Più sfumate le critiche di alcuni colleghi come l’ex pugile Patrizio Oliva («Se sali sul ring poi combatti») o l’ex campionessa di nuoto Federica Pellegrini («Le ho parlato la sera prima, non era nelle condizioni di concentrarsi sulla boxe»). Sibillino il portavoce del Cio Mark Adams (quello che non si era accorto delle proteste italiane per gli errori arbitrali nella scherma): «È stato tutto molto breve...».

 

 

 

A difendere Carini è scesa in campo il ministro Eugenia Roccella: «Le do la mia solidarietà». Proteste per la partecipazione della Khelif sono arrivate anche dall’Ungheria e dalla Russia che ha spiegato che le Olimpiadi parigine «rappresentano la perversione». A sorpresa si è schierata con Angela anche la ministra progressista inglese Lisa Nandy, « colpita dalle preoccupazioni di molte atlete donne se vi sia o meno equilibrio fra inclusione, equità e sicurezza». Un colpo duro per la nostra sinistra.
Chi non si rassegna sono i parlamentari di Verdi e Sinistra che hanno annunciato un’interrogazione parlamentare per sapere da Meloni e dal ministro Abodi perché avrebbero «montano una campagna su una notizia falsa».

Poi c’è l’attualità. Ieri Meloni e Giovanni Malagò hanno incontrato il presidente del Cio Thomas Bach. In una nota diffusa da Palazzo Chigi si dice che i tre hanno parlato di Milano-Cortina 2026 e dell’andamento dei Giochi parigini, “caso Carini” compreso. La stessa nota precisa che governo italiano e Cio hanno deciso di restare in contatto per rendere più chiare le regole. Bach, però, ha precisato che «Khelif è una donna e ha fatto competizioni per sei anni a livello internazionale».