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Parigi 2024, l'ora di Marcell Jacobs: il re dei 100 snobbato da (quasi) tutti
Ci siamo, inizia l’atletica leggera. Questa mattina hanno marciato i nostri due campioni olimpici della 20 km e, mentre leggete, è probabile che sappiate già se Stano e Palmisano sono ancora i più forti oppure no. Ci tocca difendere la spedizione trionfale di tre anni fa, laddove l’Italia si dimostrò nazionale fortissima anche nella disciplina regina dei Giochi - l’atletica leggera, appunto - e sorprese tutto il mondo. Confermarsi sarà parecchio complicato, soprattutto in quella gara là, quella che, da sempre, si prende le copertine.
A Tokyo accadde un mezzo miracolo e ben ce lo ricordiamo: tal Marcell Jacobs si rivelò al pianeta con un successo che definire “poco pronosticabile” gli fai i complimenti. Non era mai capitato di vedere un italiano con un oro al collo nei 100 metri e, infatti, subito dopo partì la grancassa dei rosiconi: «C’è qualcosa che non va», «non ci fidiamo», oltre a illazioni, fantasie, porcherie varie. Jacobs se ne fregò abbastanza, del resto solo i fessi sprecano energie dietro agli invidiosi. Poi iniziò il lunghissimo periodo dei mormorii, i giudizi appena accennati di chi ha sempre la verità in tasca: «Gli è andata bene una volta, ma non sarà mai più all’altezza».
Jacobs anche in questo caso ha fatto silenzio, si è preso il suo tempo e, piano piano, è tornato a ragionare sulla missione impossibile: provare a confermare la medaglia più preziosa che c’è. L’approccio a Parigi 2024 non è stato perfetto, i crono neanche, ma piano piano i tempi si sono accorciati, le sensazioni sono migliorate e, oggi, Jacobs torna in pista a testa altissima (sabato le batterie, domenica l’eventuale finale).
Al suo fianco correranno ragazzotti certamente più in palla di lui, gente che ha mostrato i muscoli e tendenzialmente lo considera “Il campione olimpico uscente da congedare in fretta”. Insomma, in pochi credono in Marcell Jacobs, pochissimi. E come al solito lui se ne fotte e non si nasconde: «Sono qui per rivincere ciò che ho già vinto». Qualcuno avrà sghignazzato anche questa volta, buon segno. In fondo lo faceva anche tre anni fa. Alé Marcell, siamo con te.